Architettura

152 Elizabeth, il condominio firmato Tadao Ando a New York

Il progetto situato al 152 di Elizabeth Street a New York è il primo edificio residenziale firmato da Tadao Ando, architetto giapponese vincitore del Pritzker, noto in tutto mondo per il raffinato uso del cemento armato.

L’archistar giapponese da sempre lavora evocando il pacato mondo interiore, tipicamente giapponese, mediato da una tecnologia occidentale, come il cemento armato a vista e grandi superfici in vetro. Tadao Ando è nato a Osaka nel 1941 e nel suo quartiere di Asahi, dove è cresciuto, sin dall’adolescenza, frequenta botteghe artigiane che lo porteranno a una conoscenza diretta delle caratteristiche di molti materiali da costruzione. Dopo anni spesi in viaggi di formazione apre il suo studio a Osaka nel 1969 e sin dai suoi primi lavori mette in pratica la sua filosofia che si basa sul desiderio di riformare la società attraverso l’architettura.

Nei vari anni non abbandona mai il tema della casa unifamiliare giapponese che gli permette, come nei progetti più grandi che gli faranno guadagnare la notorietà internazionale, di sperimentare e portare avanti la sua riflessione teorica alla ricerca di un archetipo dello spazio che non sia però mai astratto. Sulla scena internazionale arriverà a vincere, nel 1985, la Medaglia intitolata ad Alvar Alto, il primo premio internazionale, che gli viene conferito dall’associazione nazionale degli architetti finlandesi, e poi nel 1995 il premio Pritzker, l’equivalente del premio Nobel nell’ambito dell’architettura.

© Eric Petschek

Il primo progetto di Ando a New York è il ristorante Masaharu Morimoto del 2006 e dopo quasi un decennio torna nella “grande mela” per firmare il primo edificio indipendente, il condominio 152 Elizabeth Street a Manhattan, nel quartiere Nolita, che diventa sin da subito un nuovo punto di riferimento per la qualità nello sviluppo residenziale di questa area della metropoli. Particolare enfasi, infatti, è riposta nel preservare la vista sulla città, come se il costruito fosse un abbraccio sul paesaggio urbano: per questo le pareti perimetrali sono in realtà infissi a filo pavimento che incorniciano la luce naturale e portano all’interno una vista spettacolare sulla città.

© Eric Petschek

Il progetto è una torre di lusso di sette appartamenti in 32000 metri quadrati, su sette piani, che presenta prospetti tra loro diversi: a nord e a ovest cemento armato faccia a vista con la caratteristica firma di Ando di fori simmetrici; mentre i prospetti su Elizabeth Street e Kenmare Street sono in vetro e acciaio. Una delle firme di Ando sta proprio nell’uso di un cemento armato raffinatissimo, un materiale che definisce come uno dei migliori per catturare lo spazio che immagina, capace di materializzarlo e di creare ambienti che nessuno prima mai aveva creato. La ricerca si avvale dell’uso di un materiale comune, il calcestruzzo, a cui tutti possono accedere anche se nelle sue forme più rudimentali poiché può essere prodotto ovunque sulla terra con risorse locali e diventando un simbolo stesso di quel territorio. Per Ando il calcestruzzo è quindi il materiale del XXI secolo.

© Eric Petschek

Per questo progetto lo stesso Ando spiega che il concetto era quello di creare una scatola di vetro incastrata su una base di cemento a vista, creando stabilità e transizione dal dinamico tessuto urbano della metropoli a una tranquilla residenza privata, dove il raffinato contrasto sull’uso dei materiali enfatizza il semplice linguaggio architettonico. Un basamento, che è forse un richiamo allo stilobate del tempio classico, in cui il cemento è il materiale principe, guida la transizione tra la frenesia della strada e la tranquillità dei vari appartamenti, che seppur in gran parte vetrate offrono un senso di privacy in una dimensione zen. All’interno non si perdono i dettagli in cemento armato faccia a vista delle pareti verticali, che sono in netto contrasto con i listoni in legno naturale danese del pavimento, un continuo richiamo a quel contrasto tra che Tadao Ando utilizza per esaltare il linguaggio semplice dell’architettura.

© Eric Petschek

I quattro concetti primordiali alla base dell’architettura di Ando, luce, acqua, suono e aria, anche qui sono onnipresenti, così come la natura che è celebrata ovunque, dal muro d’acqua nel vestibolo alla parente esterna rivestita in vite americana, senza però mai perdere il cemento faccia a vista che è il vero fil rouge tra interno ed esterno come tra struttura e architettura. Il tutto si tramuta in ispirazione per gli interni – curati da Michael Gabellini – delimitati da maestose colonne di cemento che scandiscono la struttura e, quasi come fossero degli ospiti, si godono la città dall’interno.

© Eric Petschek

Tadao Andro ha progettato questo spazio perché trasferisse una sensazione di tranquillità a chiunque entri in casa, uno spazio in cui si può fare una pausa e riflettere sulla vita, stimolati dalle sensazioni che Ando ha voluto materializzare in questo progetto con il suo materiale prediletto, duro, forte, resistente e contemporaneamente soffice al tatto, capace di risvegliare i sensi: il cemento.

Matteo Ocone
Ingegnere e Architetto consegue la laurea in Ingegneria Edile-Architettura al Politecnico di Milano. Oggi è dottorando in Ingegneria Civile, indirizzo Architettura e Costruzione, tutor Prof.ssa Tullia Iori, presso il Dipartimento DICII - Dipartimento di Ingegneria civile e Ingegneria Informatica - dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”: la sua attività di ricerca si svolge nell’ambito della Storia dell’Ingegneria Strutturale in Italia nel XX secolo.

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