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Cemento e Design: l’eleganza della materia grezza

Da materiale edilizio a icona di stile, il cemento sta ridefinendo il design contemporaneo; da elemento grezzo a protagonista di interni raffinati, questo materiale conquista architetti e designer grazie alla sua versatilità, resistenza ed estetica minimalista. Che si tratti di complementi d’arredo, pavimenti o rivestimenti, il cemento è sinonimo di eleganza industriale e contemporaneità.

I contrasti estetici e la sfida nell’elaborare la materia mirano a ricercare la “leggerezza” attraverso forme geometriche che accolgono rigidità e malleabilità allo stesso tempo. Con il cemento è possibile dare libero sfogo alla creatività, modellandolo in forme uniche che sorprendono sia alla vista che al tatto. La sua plasticità consente di ottenere superfici lisce, porose o materiche, aggiungendo carattere e profondità a ogni creazione

In questo articolo esploreremo come, a partire dagli anni ‘50, il cemento si sia trasformato in un elemento di design ricercato, capace di donare carattere e personalità agli spazi, adatto a reinventare oggetti di uso comune, trasformandoli in opere uniche e rappresentative.

Dall’architettura all’arredo

La volontà di utilizzare il cemento per creare oggetti di design nasce dalla volontà di reinterpretare la sua estetica industriale in chiave più raffinata e creativa.

Il movimento brutalista ha posto una forte enfasi sulla funzionalità degli edifici e sulla loro capacità di adattarsi alle esigenze degli utenti, dimostrando come il cemento possa essere non solo un elemento strutturale, ma anche un materiale in grado di modellare spazi pensati per la vita quotidiana. Con il tempo, architetti e designer hanno iniziato a esplorare il suo potenziale oltre la costruzione, cercando di adattarne l’essenza a spazi più intimi e sofisticati.

L’idea di trasportare la solidità del calcestruzzo in superfici, arredi e complementi d’arredo nasce in virtù della sua caratteristica di creare ambienti industriali rivisitabili in cui coniugare forza, armonia e modernità.

La diffusione dello stile industriale minimalista ha esaltato ulteriormente il valore del calcestruzzo e di altri materiali come resine, piastrelle, gres porcellanato e carte da parati, che con il loro “effetto cemento” contribuiscono a rafforzare il carattere contemporaneo di un materiale da interpretare anche in chiave decorativa.

Il calcestruzzo nel design d’interni: innovazione e funzionalità

L’innovazione nelle miscele cementizie e nelle tecnologie di lavorazione ha reso possibile la creazione di mobili e complementi d’arredo che coniugano design e alte prestazioni. Tavoli, sedute, lavabi e persino lampade in calcestruzzo reinterpretano i paradigmi tradizionali, offrendo soluzioni eleganti, funzionali e dal forte impatto estetico.

Il calcestruzzo alleggerito riduce il peso senza perdere resistenza, mentre l’uso di cementi a basso contenuto di clinker contribuisce a rendere gli arredi in calcestruzzo più sostenibili e adatti al design contemporaneo.

L’impiego del cemento nell’arredamento di design affonda le sue radici nelle prime sperimentazioni del XX secolo, quando architetti e designer iniziarono a indagare le sue potenzialità non solo strutturali, ma anche estetiche. Pionieri come Le Corbusier e Pier Luigi Nervi hanno dimostrato che il cemento poteva trascendere il suo ruolo puramente funzionale che aveva in campo edile, trasformandolo in un materiale capace di esprimere forme innovative e soluzioni cariche di espressività e influenzando così, in maniera significativa, il design contemporaneo.

Con il tempo, l’interesse per il calcestruzzo nel design d’interni si è diffuso in maniera esponenziale, e oggi, grazie alle nuove tecnologie è possibile creare delle soluzioni sempre più avanguardistiche e d’effetto.

Borne Béton di Le Corbusier: la sintesi perfetta dell’estetica brutalista

La Borne Béton, progettata da Le Corbusier nel 1952, è una lampada da terra in calcestruzzo che incarna perfettamente i principi del brutalismo e dell’architettura funzionalista.

Fu concepita originariamente come parte integrante del suo progetto per l’Unité d’Habitation di Marsiglia e per illuminare la diga di Bhakra, Sukhna Dam in India. In linea con la filosofia brutalista, la lampada venne realizzata interamente in calcestruzzo grezzo e senza ulteriori finiture.

L’uso del cemento per un componente di illuminazione fu una scelta innovativa per quel periodo poiché il materiale era solitamente associato alla costruzione di edifici e infrastrutture e non a complementi di arredo.

Le sue caratteristiche principali erano la sua struttura monolitica e il design essenziale, in perfetto equilibrio tra funzionalità ed espressività materica. Dopo la sua creazione, la Borne Béton è diventata un’icona del design brutalista, seppur per anni sia rimasta nell’ombra. Con il tempo, il suo valore storico ed estetico è stato rivalutato e oggi la lampada è considerata un classico del design contemporaneo grazie soprattutto alla purezza formale che la contraddistingue.

Oggi, la Borne Béton continua a essere apprezzata per la sua estetica senza tempo e la sua capacità di adattarsi agli ambienti contemporanei, mantenendo vivo lo spirito innovativo di Le Corbusier e il suo approccio radicale al design.

Borne Béton, ph. Nemo Lighting
Borne Béton, ph. Nemo Lighting

Spindel Planter e Loop Chair: le icone in cemento di Willy Guhl

Negli anni ’50 il designer svizzero Willy Guhl è tra i primi a sperimentare l’uso del cemento nel settore dell’arredamento, trasformandolo da semplice materiale edilizio a elemento di design. Le sue opere hanno dimostrato come il cemento possa adattarsi a forme fluide ed ergonomiche, senza rinunciare a solidità e resistenza.

Due dei suoi progetti più celebri sono la Spindel Planter e la Loop Chair, entrambe realizzate in fibrocemento, un materiale innovativo per l’epoca, apprezzato per la sua leggerezza, durabilità e versatilità.

La Loop Chair è diventata un simbolo del design minimalista, coniugando forma e funzionalità attraverso una struttura continua ed essenziale. La sua semplicità costruttiva e i costi contenuti le valsero, nel 1955, il prestigioso premio svizzero “Die Gute Form”, rendendola un’icona del design industriale. Tuttavia, la presenza di amianto nella composizione del fibrocemento portò alla sua progressiva rimozione dal mercato: il MoMA di New York la escluse dalla sua collezione e la produzione fu interrotta nel 1980. Solo venti anni più tardi, con una nuova formulazione priva di amianto, la Loop Chair tornò in produzione, mantenendo la sua estetica originaria e confermandosi come uno degli arredi più iconici e longevi del design moderno.

La Spindel Planter è una fioriera caratterizzata dalla sua distintiva forma a clessidra che Guhl progettò nel 1951 e facilmente riconoscibile un po’ ovunque tra gli arredi di parchi, giardini e case private. Nata come elemento per spazi esterni, si è affermata nel tempo come emblema del design brutalista, ispirando la creazione di oggetti d’arredo anche per interni. La sua forma scultorea e minimale ha influenzato il design di vasi e altri altri elementi decorativi, mantenendo intatta la sua essenza originaria.

La Concrete Chair di Jonas Bohlin: design controcorrente

La Concrete Chair, progettata dal designer svedese Jonas Bohlin nel 1981, è un’opera che sfida i confini tra design, arte e provocazione concettuale. Nata come parte del suo progetto di laurea alla Konstfack University of Arts, Crafts and Design di Stoccolma, questa sedia è un manifesto contro le convenzioni del design industriale, mettendo in discussione il concetto di comfort, funzionalità e materiali tradizionali.

A differenza delle sedie tradizionali, pratiche e leggere, la Concrete Chair è volutamente pesante, massiccia e difficile da spostare. Realizzata con due lastre di calcestruzzo unite da un tubo d’acciaio, questa sedia dissolve i confini tra scultura e arredo, sfidando i vincoli funzionali tradizionalmente associati ai mobili di design, mettendo in discussione la concezione convenzionale di ciò che un elemento d’arredo dovrebbe essere.

La Concrete Chair non fu inizialmente pensata per essere riprodotta in larga scala, ma divenne ben presto un simbolo di solidità, permanenza e ribellione agli schemi funzionali. Con la sua creazione Bohlin voleva dimostrare che il design non doveva per forza rispondere a esigenze pratico-ergonomiche, ma poteva e doveva essere anche un mezzo di espressione e sperimentazione artistica.

Ad oggi ne esistono 100 copie in edizione limitata ed è considerata un’icona classica del design sperimentale degli anni ‘80.

Concrete Chair, ph. Holger.Ellgaard, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Happy Concrete e la rivoluzione sensoriale di Iwan Pol

Il designer olandese Iwan Pol ha intrapreso una ricerca innovativa per trasformare il calcestruzzo, tradizionalmente percepito come un materiale freddo e rigido, in superfici dall’aspetto più morbido e accattivante. È partito dall’idea di reinterpretrare la monotonia dell’ambiente circostante, immaginando di arricchire l’esperienza di vivere in un contesto urbano, attraverso l’utilizzo di calcestruzzo colorato.

Nasce così nel 2018 il progetto Happy Concrete, che non è solo un esperimento materico, ma una vera e propria filosofia di design. Il suo obiettivo era trasformare questo materiale in qualcosa di coinvolgente e sensoriale, stuzzicare la curiosità e rivelare sempre il lato giocoso delle cose.

Grazie all’uso dei colori e delle diverse texture, Pol ha dato vita a superfici mosse e giocose, capaci di suscitare emozioni positive e di rivoluzionare l’estetica tradizionale del cemento. Mescolando senza forzature i pigmenti con il cemento, ha creato delle composizioni in cui la materia grezza e il raffinato trovano un perfetto equilibrio.

La sua collezione comprende sgabelli, piccoli tavolini da caffè, scatole, vasi rivestimenti da interni e da esterni, tutto assolutamente in modalità colorata.

Resilienza e rivoluzione

Al termine di questo breve viaggio alla ricerca di sperimentazioni nel mondo del design e del cemento si può affermare che ciò che è contato in passato, e che vale ancora oggi, è la capacità di reinventare i materiali che già conosciamo, scoprendo in essi possibilità ancora inesplorate. Il cemento si è dimostrato negli anni resiliente alle rivoluzioni pacifiche delle menti creative, che ancora oggi ne esplorano le infinite possibilità.

La vera rivoluzione non sta nel materiale stesso, ma nel modo in cui scegliamo di guardarlo e utilizzarlo. Il cemento, da elemento strutturale a superficie espressiva, ha dimostrato come la visione di designer e architetti possa trasformare ciò che è statico in qualcosa di dinamico, sensoriale e sorprendente.


In copertina: Borne Béton, Le Corbusier, ph. Nemo Lighting

Simona Albani
Simona Albani nasce a Roma, dove vive e lavora; ha studiato Lettere Moderne all’Università La Sapienza; è co-fondatrice dell’associazione culturale “Progetti Smarriti” con la quale promuove e cura mostre ed eventi sul territorio nazionale. Ama scrivere di arte, letteratura e viaggi con particolare attenzione alle tematiche ambientali e al recupero del paesaggio e dell’ecosistema. Tra i progetti più importanti, nel 2016, in collaborazione con altre associazioni e il patrocinio del Comune di Castel Gandolfo, ha curato la comunicazione, la logistica e la direzione artistica del progetto di riqualifica e valorizzazione urbanistica del terminal bus in occasione del Castel Gandolfo Street Art Festival.

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