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Economia circolare e sviluppo sostenibile: l’impegno e le potenzialità della filiera nel primo Rapporto di Sostenibilità Federbeton

Il Rapporto di Sostenibilità è lo strumento che consente alle diverse Organizzazioni di riferire ai propri stakeholder quanto realizzato in termini di contributo allo sviluppo sostenibile.

AITEC, l’Associazione italiana dei produttori di cemento, ha ormai una lunga tradizione nella redazione dei Rapporti di Sostenibilità di settore, con i quali, a partire dal 2012, sono state presentante le performance ambientali e l’impegno profuso dalle proprie aziende associate per il miglioramento continuo. La fotografia del 2019 estende progressivamente il Rapporto ad altri settori della filiera rappresentata da Federbeton, abbracciando quest’anno anche il settore del calcestruzzo preconfezionato, in un’ottica di rendicontazione più ampia e focalizzata sulla valorizzazione dei propri impegni, in particolare in materia di economia circolare.

La filiera produttiva del cemento e del calcestruzzo svolge infatti un ruolo attivo nella transizione verso tale modello economico, che rappresenta il miglior veicolo per contribuire al contenimento dei cambiamenti climatici. È la stessa Carbon Neutrality Roadmap, recentemente pubblicata dal Cembureau – l’Associazione europea dei produttori di cemento – che impegna la filiera a raggiungere nel 2050 zero emissioni nette di gas a effetto serra, lungo l’intera catena del valore del cemento e del calcestruzzo, in particolare attraverso prassi operative e innovazioni che riguardano più ambiti del processo produttivo e dell’utilizzo dei materiali.

In Italia, per contribuire a tutto ciò e per proseguire nel proprio percorso di sostenibilità, i settori del cemento e del calcestruzzo hanno stanziato nel triennio 2017-2019 oltre 110 milioni di euro a favore del miglioramento continuo degli impianti e della salvaguardia della salute e sicurezza dei propri collaboratori e di tutta la filiera.

Venendo alle soluzioni implementate, l’utilizzo di materiali di recupero, sottoprodotti ed End of Waste nel processo produttivo del cemento rappresenta un modo per ridurre il conferimento in discarica di materiali di scarto come plastiche, pneumatici, fanghi, inerti da costruzione e demolizione, nonchè rifiuti urbani e industriali, riducendo al contempo il consumo di risorse non rinnovabili e le emissioni di CO2, proprio grazie all’utilizzo di materiali di recupero, anche provenienti da altri cicli produttivi.

In particolare, nel 2019 il settore del cemento ha recuperato quasi 1,6 milioni di tonnellate di materiali alternativi a quelli di origine naturale, con un tasso di sostituzione che si attesta al 6,7%, registrando un aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al 2018, in linea con i dati 2017.

Nello stesso periodo, l’industria ha espresso in media un tasso di sostituzione calorica dei combustibili fossili con quelli di recupero, composti anche da una significativa frazione biogenica rinnovabile, del 20,3%, in un contesto europeo dove la media europea è risultata invece sensibilmente più alta (47%). Ciò, nonostante da un punto di vista tecnologico gli impianti italiani siano già oggi predisposti per sostenere un tasso di sostituzione pari ad almeno il 50%.

 

Fonte: https://gccassociation.org/gnr/ e AITEC

Per colmare queste differenze con l’Europa è necessario un intervento da parte della politica a favore del superamento della sindrome NIMBY (Not In My Backyard), così come la semplificazione dei processi autorizzativi, di durata incerta, che scoraggiano le aziende dal porre in essere investimenti, anche economicamente onerosi, senza alcuna ragionevole certezza sugli esiti dei procedimenti. In aggiunta sono necessarie campagne di informazione e sensibilizzazione delle amministrazioni e dei cittadini su tali argomenti, nonché strumenti normativi che agevolino il recupero di materia e la valorizzazione energetica, nel pieno rispetto della gerarchia europea dei rifiuti.

Ugualmente il calcestruzzo può fornire un prezioso contributo all’economia circolare del settore delle costruzioni, in particolare tramite l’impiego di aggregati da riciclo o industriali in sostituzione di quelli naturali. Inoltre, a fine vita, è il calcestruzzo stesso che può essere riciclato a sua volta per produrre aggregati utilizzabili nella produzione di nuovo calcestruzzo o destinato ad altre tipologie costruttive come i rilevati stradali.

Gli impianti di betonaggio rendicontati nel Rapporto 2019 hanno mostrato buone performance ambientali, poiché caratterizzati da basse emissioni e da limitati consumi di energia elettrica. Tuttavia, così come avviene per il settore del cemento nel caso dei combustibili di recupero, le percentuali di utilizzo degli aggregati di recupero in sostituzione di quelli naturali sono state assai modeste, inferiori all’1%, a causa di una serie di ostacoli normativi e culturali che ne limitano l’impiego.

In questo senso, il Regolamento End of Waste sui rifiuti inerti, in attesa di emanazione, potrà fungere da leva nell’aumentare le percentuali di sostituzione degli aggregati naturali con quelli di recupero. Sarà tuttavia necessario incentivarne fortemente l’utilizzo, prevedendo finanziamenti per gli impianti di produzione di aggregati riciclati e IVA agevolata su tali prodotti, nonché implementare, in aggiunta alla demolizione selettiva, centri di raccolta dei rifiuti delle costruzioni e demolizioni sul territorio, capaci di separare in modo efficace le frazioni inerti, utilizzabili nel cemento e nel calcestruzzo strutturale, dagli altri costituenti. Esattamente come si cerca di fare ormai da anni con i rifiuti urbani dei privati cittadini.

Il settore del calcestruzzo, inoltre, nella consapevolezza del ruolo chiave di questo materiale per la sostenibilità delle costruzioni, è fortemente impegnato nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sempre più performanti dal punto di vista ambientale. Le normative nazionali sugli acquisti verdi (CAM Edilizia), i rating di sostenibilità degli edifici e delle infrastrutture sono solo alcuni esempi delle esigenze sempre nuove alle quali il materiale è chiamato a rispondere.

In questo contesto il settore è stato capace di andare oltre le caratteristiche più note del materiale, sviluppando soluzioni ad alto contenuto innovativo. Ne sono un esempio il calcestruzzo drenante che consente all’acqua di filtrare, riducendo l’impermeabilizzazione e la temperatura al suolo, oppure il calcestruzzo fotoluminescente, cioè capace di assorbire energia solare e riemetterla come fonte luminosa di notte. Anche nell’evoluzione tecnologica dei calcestruzzi a uso strutturale, l’aspetto ambientale ha avuto un ruolo fondamentale, come nel caso del calcestruzzo ultra performante (UHPC), scelto per le eccezionali prestazioni meccaniche e che contribuisce a ridurre le quantità di materia prima impiegata grazie alla riduzione del volume totale di calcestruzzo necessario a sostenere i carichi strutturali.

I dati presentati nel Rapporto di Sostenibilità Federbeton testimoniano dunque l’impegno e gli sforzi in termini di ricerca, know how, professionalità, investimenti messi in campo dalla filiera del cemento e del calcestruzzo. A tale impegno ci attendiamo che corrispondano strumenti di policy che permettano di superare gli ostacoli burocratici e il mancato consenso sociale, che attualmente ancora allontanano l’industria italiana dal conseguimento degli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione. I settori della filiera si stanno attrezzando per la sfida climatica, ma è necessaria una responsabilità collettiva e condivisa, senza la quale molte soluzioni già oggi disponibili potrebbero restare disapplicate.

Antonio Buzzi
Classe 1977. Formazione tecnico economica, profilo interdisciplinare, passione per il lavoro e valorizzazione del capitale umano dei propri collaboratori. Pensiero liberale, studi ed esperienze di vita e di lavoro all’estero. Crede fortemente nella valorizzazione dei territori e nella piena e corretta integrazione con l’industria, attraverso la Corporate Social Responsibility e pratiche attive di Economia Circolare. Attualmente Direttore Operativo (COO) della Buzzi Unicem Italia, Vice Presidente Federbeton e Coordinatore della Commissione Ambiente ed Economia Circolare Federbeton.

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