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Rapporto di Sostenibilità Federbeton 2020: il ruolo della filiera per la decarbonizzazione

Per il secondo anno, il Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, che eredita la precedente rendicontazione del solo settore del cemento, offre un quadro dell’impegno della filiera del cemento e del calcestruzzo nella direzione di rappresentare in maniera trasparente i miglioramenti delle proprie performance ambientali e sociali.

Il Rapporto 2020 è stato realizzato sulla base dei dati raccolti dalle aziende riunite in Aitec, Atecap e, da quest’anno, Assobeton, in rappresentanza dei produttori di cemento, calcestruzzo preconfezionato e manufatti in calcestruzzo.

L’analisi svolta ha mostrato che nel triennio 2018-2020 le aziende della filiera hanno investito e speso 140 milioni di euro in tecnologie innovative per il miglioramento continuo dei livelli di sostenibilità degli impianti e per la protezione dei lavoratori.

Questo impegno è ancor più determinante alla luce della sfida europea per la decarbonizzazione, alla quale Federbeton ha risposto con l’impegno di delineare la propria strategia nazionale di decarbonizzazione della filiera, che prevede investimenti per oltre quattro miliardi di euro al 2050.

All’interno del Rapporto di Sostenibilità di quest’anno, trova pertanto spazio una sintesi di tale strategia, articolata su più leve, che permetteranno al settore – laddove sostenute da un impianto regolatorio e infrastrutturale adeguato – di raggiungere gli obiettivi europei previsti per il 2030 ed il 2050. Alcune leve sono immediatamente disponibili, altre saranno implementabili a medio e lungo termine, come la cattura della CO2 e l’utilizzo dell’idrogeno in sostituzione dei combustibili fossili.

Due le leve previste nella strategia sarebbero immediatamente disponibili: l’utilizzo dei combustibili sostitutivi, come il CSS (Combustibile Solido Secondario), in sostituzione delle fonti fossili di energia, e le materie di sostituzione delle naturali provenienti da cave e miniere.

A riguardo, la strategia nazionale di decarbonizzazione del settore del cemento prevede di raggiungere un tasso di sostituzione calorica dei combustibili fossili del 47% al 2030 e dell’80% al 2050, arrivando a ridurre le emissioni di CO2 nel 2050 del 12% rispetto a uno scenario “business as usual”. L’Italia però, come mostrano i dati del 2020 raccolti nel Rapporto di Sostenibilità, è ancora ferma a poco meno del 21% di sostituzione calorica, lontana non solo quindi da tali obiettivi, ma anche dai livelli di sostituzione calorica degli altri Paesi europei, la cui media, già nel 2019, ha superato il 50%.

Il divario fra la media nazionale e quella europea non dipende da barriere tecnologiche, ma ideologiche, legate alle ormai ben note sindromi NIMBY e NIMTO, che non permettono di esprimere a pieno le potenzialità di utilizzo dei combustibili di recupero da parte del settore.

Un aiuto in tal senso potrebbe arrivare dalle previsioni contenute nel Decreto Semplificazioni/Governance del luglio scorso, che chiarisce che l’introduzione di CSS-Combustibile, ossia del Combustibile Solido Secondario che ha cessato la propria qualifica di rifiuto, in rispondenza ai criteri e requisiti previsti dal d.m. n. 22 del 14 febbraio 2013 – il Regolamento End of Waste sul CSS, assumendo la qualifica di combustibile a tutti gli effetti impiegabile negli impianti industriali, sia sempre considerata una modifica non sostanziale, sia fini dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), che della verifica di assoggettabilità a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e della VIA stessa.

In affiancamento agli strumenti normativi, sarebbero inoltre necessarie campagne di corretta informazione e sensibilizzazione delle amministrazioni e dei cittadini su tale argomento. Al riguardo Federbeton/Aitec svolge un’attività costante nei confronti degli stakeholder, fornendo approfondimenti tecnici e scientifici su tali pratiche.
Sullo stesso piano si pone l’impegno delle aziende del settore nel dialogare con le comunità territoriali, anche attraverso l’organizzazione di eventi di apertura degli impianti produttivi e giornate formative.

Per quanto riguarda il tasso di sostituzione delle materie prime naturali nel processo di produzione del cemento, il dato 2020 si attesta al 7%, con +0,3 punti percentuali rispetto al 2019. Il dato evidenzia la capacità del comparto di recuperare come risorse produttive materiali altrimenti destinati alla discarica.

La strada verso la carbon neutrality al 2050, delineata dall’Europa con il Green Deal e le relative applicazioni – pacchetto Fit for 55, Renovation Wave, New European Bauhaus –, impegna tutti i comparti industriali, compreso quello delle costruzioni, ad intensificare gli impegni già in atto per migliorare i propri livelli di sostenibilità e ad intraprendere, allo stesso tempo, dei cambiamenti radicali ai propri processi produttivi e gestionali.

Come il settore del cemento, anche il comparto del calcestruzzo può contribuire in maniera fondamentale alla decarbonizzazione delle costruzioni europee, grazie innanzitutto alla durabilità conferita alle strutture, che ne allunga la vita utile e di conseguenza riduce il consumo di risorse e gli impatti legati alla manutenzione e al fine vita. Il calcestruzzo, inoltre, è un materiale dotato di elevata capacità termica, caratteristica che rende gli edifici efficienti energicamente, riducendo le emissioni di CO2 legate ai consumi energetici per il riscaldamento ed il raffrescamento degli ambienti.

Affinché il calcestruzzo possa esprimere in pieno questi suoi valori, il settore dovrà incrementare la ricerca già in atto per ridurre l’impronta carbonica del materiale, principalmente attraverso l’utilizzo di cementi di miscela a basso contenuto di clinker.

È inoltre sempre crescente l’impegno del settore del calcestruzzo nelle attività di ricerca e sperimentazione sulle miscele realizzate con aggregati di recupero, in particolare dai rifiuti da costruzione e demolizione, e con sottoprodotti, nonché nel promuovere forme di simbiosi industriale con le imprese del riciclo e con le relative filiere.
L’obiettivo a cui tendere nel breve periodo sarebbe pertanto la creazione di un mercato per gli aggregati di recupero di ottima qualità, implementato a livello nazionale.

A tal fine andrebbero incrementate azioni per lo sviluppo di una demolizione sempre più selettiva e allo stesso tempo politiche fiscali per rendere i prodotti di riciclo competitivi sul mercato con quelli di origine naturale. Dal punto di vista della normativa a supporto, è necessario emanare quanto prima il Regolamento end of waste per i rifiuti inerti da parte del Ministero della Transizione Ecologica.

Per concludere, il quadro fornito dal Rapporto di Sostenibilità e l’analisi effettuata per l’elaborazione della strategia di decarbonizzazione della filiera del cemento mostrano che è necessario un corretto sostegno normativo e finanziario da parte del Governo per accompagnare la transizione dell’industria verso l’economia circolare e la decarbonizzazione, in assenza del quale le imprese faticherebbero a far fronte da sole agli impegni richiesti, ai costi e agli investimenti necessari, subendo conseguentemente le importazioni dai Paesi extra europei, non sottoposti alle medesime regolamentazioni ambientali, in particolare per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di CO2.

Leggi il nuovo Rapporto di Sostenibilità Federbeton

Antonio Buzzi
Classe 1977. Formazione tecnico economica, profilo interdisciplinare, passione per il lavoro e valorizzazione del capitale umano dei propri collaboratori. Pensiero liberale, studi ed esperienze di vita e di lavoro all’estero. Crede fortemente nella valorizzazione dei territori e nella piena e corretta integrazione con l’industria, attraverso la Corporate Social Responsibility e pratiche attive di Economia Circolare. Attualmente Direttore Operativo (COO) della Buzzi Unicem Italia, Vice Presidente Federbeton e Coordinatore della Commissione Ambiente ed Economia Circolare Federbeton.

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