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Efficienza energetica e cemento. Indici di prestazione e buone pratiche del settore nella guida ENEA

Con la direttiva 2012/27/UE l’Unione europea ha rimarcato il ruolo dell’efficienza energetica nel garantire un sistema energetico meno esposto ai rischi e alla volatilità che la crescita economica globale inevitabilmente determina e nel contribuire alla riduzione di emissioni di CO2 e inquinanti locali per una crescita sostenibile. La direttiva è stata recepita in Italia nel luglio 2014 con il Decreto Legislativo 102/2014 che ha introdotto per una parte del sistema produttivo italiano (le grandi imprese e le imprese energivore) l’obbligo di effettuare una diagnosi energetica ogni quattro anni, a partire dal dicembre 2015. In tale contesto ENEA assume il ruolo di gestore del meccanismo delle diagnosi energetiche obbligatorie e di supporto al Ministero, nella verifica e controllo del corretto adempimento agli obblighi previsti per i soggetti obbligati.

Dall’entrata in vigore dell’obbligo di diagnosi energetica, ENEA è stata il collettore, ad oggi, di circa 30.000 diagnosi energetiche. In particolare, nel triennio 2019-2021, in collaborazione con diverse università italiane e con le associazioni di categoria, ENEA si è posta come obiettivo quello di analizzare tutti i settori merceologici afferenti al settore industriale manifatturiero al fine di individuare degli indici di riferimento per i consumi energetici e le principali best practices. Da questa attività ha preso vita una collana di monografie settoriali che hanno il doppio fine di guidare da un lato l’auditor energetico nella realizzazione della diagnosi energetica e dall’altro fornire alle imprese degli spunti per individuare eventuali interventi di efficientamento energetico e per “confrontarsi” con il resto del settore industriale italiano. La guida ENEA Cemento. Quaderni dell’efficienza energetica è nata grazie alla collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze e il supporto di Federbeton.


L’industria del cemento è tra quelle più energivore dell’intero comparto manifatturiero. Il processo di trasformazione della materia prima in prodotto finito richiede, infatti, notevoli quantità di energia, termica ed elettrica, che rappresentano, di fatto, la parte preponderante dei costi variabili di produzione.

Da sempre l’attenzione all’efficienza energetica è stata una necessità vitale per questo settore, con importanti investimenti in ricerca e sviluppo in tecnologia e processo. Si è così generato un approccio culturale che fonde sostenibilità economica e ambientale, che diventano obiettivi convergenti di un’unica strategia.

In tale contesto, le diagnosi energetiche sviluppate da Enea forniscono una preziosa occasione per fare un’analisi interna del livello di consumi energetici, rapportandoli al benchmark di riferimento elaborato dalla stessa Enea.

Oggi l’argomento di maggiore rilevanza è rappresentato dalla necessità di riduzione dei gas climalteranti. In questo senso il settore cemento deve affrontare una duplice sfida; infatti alle emissioni di CO2 derivanti dalle necessità energetiche si sommano quelle derivanti dal processo di calcinazione delle materie prime.

Per traguardare la neutralità carbonica entro il 2050, come previsto dal Green Deal europeo, il settore cemento ha elaborato una propria strategia di decarbonizzazione. Le iniziative previste nel medio termine si basano sia sullo sviluppo di prodotti con una minore impronta carbonica, sia sulla ricerca, con importanti progetti su tecnologie breakthrough per la cattura e il riutilizzo della CO2. Queste soluzioni, sulle quali il settore sta investendo, non hanno ancora applicazione su scala industriale, ma avranno sicuramente un ruolo centrale nel prossimo futuro.

Per quanto concerne le emissioni legate al tema energetico, esistono invece pratiche virtuose già ampiamente applicate nei Paesi più attenti ai temi ambientali, le quali mitigano sensibilmente l’impatto dovuto all’uso di combustibili fossili. L’industria italiana del cemento può contare su un sistema produttivo moderno già in grado, con limitati investimenti, di utilizzare combustibili solidi secondari (CSS) in luogo dei fossili, con una riduzione rilevante delle emissioni di CO2 da combustione, in virtù del contenuto di biomassa presente nei CSS. Questo strumento, di facile implementazione, è ampiamente illustrato nella pubblicazione Cemento. Quaderni dell’efficienza energetica.

Un lavoro esauriente e prezioso, funzionale a favorire la transizione verso un’economia maggiormente sostenibile. Uno sforzo che Federbeton vuole condividere con tutti gli operatori della manifattura nazionale e in generale con l’intero Paese, certa del ruolo che questo settore può giocare, contribuendo alla costruzione di un futuro più sostenibile.

Fabrizio Pedetta
Nato a Perugia (1963), laureato in Ingegneria Meccanica all’Università la Sapienza di Roma nel 1989. Perfeziona i propri studi durante l’attività lavorativa presso la SDA Bocconi di Milano, la Pennsylvania State University e la Harvard Business School (PMD Graduate). Inizia nel 1990 la sua carriera nel settore cemento come Responsabile Servizi Tecnici presso lo stabilimento Italcementi di Monselice. In Italcementi ricopre ruoli dirigenziali in varie controllate estere, tra cui Canada, Bulgaria, Egitto, Spagna, dove ricopre il ruolo di Consigliere Delegato Paese. Nel 2010 è Vice Direttore Generale ITC Group, nel 2012 Amministratore Delegato della controllata Calcestruzzi S.p.A. e Direttore Generale Italia, Grecia e Bulgaria di Italcementi S.p.A.. Dal settembre 2016 approda in Colacem S.p.A. dove ricopre la carica di Direttore Generale. In Federbeton è il Coordinatore della Commissione tecnologie e Prodotto.

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