Innovazione

DigiPLACE: la filiera delle costruzioni fonda le basi per la digitalizzazione. Intervista a Luigi Perissich


Intervista a Luigi Perissich, Segretario Generale di Federcostruzioni


L’avvento delle nuove tecnologie obbliga l’industria a diventare sempre più efficiente, performante e sostenibile per adeguarsi alle continue e rapide innovazioni introdotte. In questa sfida, il settore dell’edilizia fa ancora molta fatica a integrarsi con le nuove tecnologie e rimane più vincolato alla forte “tradizione” che lo caratterizza.


Dott. Perissich, che cosa significa investire sulla digitalizzazione dell’edilizia?
Perché è importante farlo?

«Le costruzioni sono in ritardo sul fronte dell’innovazione e digitalizzazione. Nel 2017 McKinsey & Company, nota società internazionale di consulenza manageriale, ha pubblicato una ricerca a livello globale inerente l’effettiva produttività nel settore delle costruzioni: “Reinventing Construction through a productivity revolution”. Secondo questo report, le costruzioni sono all’ultimo posto come tasso di digitalizzazione e dalla lettura dei dati emergono 7 aree di miglioramento per recuperare il GAP:

  1. ripensare i processi di design e ingegnerizzazione;
  2. migliorare i processi di acquisto e la gestione della supply-chain;
  3. migliorare l’esecuzione nei cantieri;
  4. adottare tecnologie digitali, nuovi materiali e automazione avanzata;
  5. re-skilling della forza lavoro;
  6. ristrutturare gli aspetti regolatori;
  7. incrementare la trasparenza e modificare i regimi contrattuali.

In tutti queste aree di innovazione il digitale gioca un ruolo fondamentale. Le costruzioni hanno complessità strutturali nella filiera e nel mercato. Nella filiera allargata sono coinvolti vari attori pubblici e privati quali lo Stato, per quanto riguarda gare, permessi, gestione e utenza, il real estate, i professionisti per la parte di progettazione, le imprese di costruzione, l’industria dei prodotti e dei componenti, i gestori, la finanza, le assicurazioni e i cittadini. Nel mercato vanno considerati molteplici dimensioni quali l’ambiente e il territorio, l’urbanistica, le città, la sanità, le infrastrutture, l’istruzione e la sicurezza, solo per citarne alcuni. Queste complessità danno vita a numerose criticità per il settore che possono essere individuate nell’arretratezza tecnologica – ricordiamo che l’industria 4.0 ha toccato solo marginalmente questo settore – la bassa produttività, la poca trasparenza degli appalti, l’atomicità degli operatori, per lo più costituiti da micro-imprese e studi mono-professionali, la scarsa capitalizzazione e internalizzazione, l’arretratezza nelle conoscenze, soprattutto in relazione alle nuove tecnologie, l’immobilità, la durata, la singolarità e la complessità del prodotto di difficile standardizzazione. Ridurre tutti questi impatti negativi è fondamentale per il rilancio del settore e il processo di digitalizzazione è lo strumento con il quale superare gran parte di queste criticità e traghettare le costruzioni nell’era dell’economia digitale, in modo che non rimangano l’ultimo bastione analogico dell’Economia Nazionale».


Quanto conta in questo senso un progetto come DigiPLACE? Qual è la sua importanza?

«DigiPLACE ha avuto in primo luogo un’importanza politico-strategica perché l’inserimento delle costruzioni tra i settori prioritari della strategia europea di digitalizzazione dell’industria nell’ambito del progetto Horizon 2020, reso possibile dalla richiesta avanzata alla Commissione della UE da Federcostruzioni, è stato il primo riconoscimento da parte della Commissione del diritto delle costruzioni a essere accumunate ad altri importanti settori pilota per la digitalizzazione. Come noto, tale richiesta, ha portato allo stanziamento di un finanziamento di circa un milione di euro per la realizzazione del progetto “DigiPLACE”, uno studio di fattibilità in merito alle caratteristiche e alle modalità di sviluppo di piattaforme digitali industriali interoperabili nelle costruzioni. In secondo luogo, l’importanza del progetto risiede negli impatti attesi di DigiPLACE. L’auspicio è che determini un maggiore tasso di digitalizzazione delle costruzioni e con esso maggiore produttività e sostenibilità dell’industria Europea delle costruzioni. Le ricadute positive possono essere diverse: la diffusione di un linguaggio comune nel settore, una spinta alla nascita di smart cities e infrastrutture smart, il rafforzamento del ruolo della UE nell’ecosistema globale delle costruzioni, una maggiore efficienza nella collaborazione tra autorità pubbliche e industria, il mantenimento e lo sviluppo di un eco-system attivo di stakeholder, incluse start-ups e PMI, la promozione della conoscenza digitale. Facilitando l’introduzione delle nuove pratiche, “DigiPLACE” permetterà una efficiente condivisione di informazioni tra gli stakeholder sui temi trasversali di interesse comune».


La necessità di individuare un linguaggio, ma anche un “ambiente”, comune alle differenti realtà che ruotano intorno al mondo dell’edilizia, nasce proprio dalle caratteristiche del comparto. Possiamo ritenere che sia proprio la natura frammentata del comparto (il numero di aziende edili in Europa supera i 3 milioni, ma la maggior parte di queste – circa il 95% – vede impiegati non più di 20 dipendenti) a dettare il bisogno di incrementare la connessione e la condivisione, ancora scarse nel mondo dell’edilizia?

«Occorre considerare che i settori più adatti alla rivoluzione digitale e delle piattaforme sono caratterizzati da industrie frammentate, intensità di informazioni, industrie con asimmetrie informative in cui un soggetto possa avere un vantaggio in termini di informazione sull’altro, “coda lunga” demografica, con una moltitudine di consumatori differenti, produttori e creatori e controllore non scalabile, con singolo progetto, proprietario, main contractor, capo progettista, ecc. Le costruzioni conformano a quasi tutte queste categorie, quindi sono identificate come uno dei settori che possono beneficiare maggiormente del processo di digitalizzazione».


L’obiettivo principale del progetto è di definire l’Architettura di Riferimento (RAF) della piattaforma digitale con lo scopo di identificare i criteri che dovranno rispettare piattaforme pubbliche e private delle costruzioni per permettere il dialogo tra piattaforme esistenti e future. Quali sono i passi successivi?

«Il lavoro sulla definizione dell’Architettura di Riferimento è indubbiamente centrale in quanto, attraverso l’analisi delle esigenze, delle possibili evoluzioni ma anche delle mancanze degli scenari correnti e delle azioni da portare avanti per colmarli rispetto alla domanda di un mercato in evoluzione, deve consentire alle architetture esistenti e future di potersi riferire a una visione comune, articolata e strutturata al fine di creare un livello di equità di condizioni sia per gli stakeholder delle costruzioni che per i fornitori di servizi digitali. L’operazione di digitalizzazione delle costruzioni è quindi decisamente complessa. In tal senso si prevede la realizzazione di un set completo di Linee Guida comuni per costruire e gestire piattaforme digitali interoperabili per il settore delle costruzioni in Europa, pubbliche o private, nazionali o Europee. La RAF sta definendo le Linee Guida generali per l’implementazione delle piattaforme digitali in termini di interoperabilità, open standard, sicurezza dei dati e privacy, e degli strumenti e dei servizi da sviluppare per supportare i casi d’uso chiave, con un’attenzione particolare sui necessari servizi pubblici e sulle modalità di regolazione, sia a livello UE che di Stati Membri. Completata la RAF, ormai a buon punto, si sta anche lavorando alla Roadmap strategica della piattaforma, per la quale, al momento, sono stati individuati alcuni punti salienti necessari: la promozione della RAF e la facilitazione della manutenzione del network creato tra le diverse parti che compongono la filiera; lo sviluppo e l’adozione della RAF e delle regole che la definiscono, con l’idea generale di integrare, stimolare, sperimentare, valutare l’uso e monitorare l’impatto delle piattaforme delle costruzioni e dei servizi associati; la formazione delle risorse umane, affinché le competenze digitali siano adeguate a questa nuova dimensione digitale e la sostengano».

La filiera delle costruzioni impatta direttamente sulla vita del cittadino, con le smart cities, la creazione di città sostenibili e di un ambiente costruito sostenibile, di cui tanto si parla, l’obiettivo di utilizzare nei cantieri il 70% di prodotti riciclati (cfr. concetto da rifiuto a prodotto). Attraverso l’innovazione e la digitalizzazione del settore delle costruzioni è possibile rispondere alle sfide della sostenibilità che l’Europa ci chiede?

«Solo con il digitale e l’accesso ai megadati delle costruzioni, attraverso piattaforme aperte, sarà possibile raggiungere pienamente questi importanti obiettivi. L’accesso e la conoscenza delle prestazioni ambientali e innovative di tutti i prodotti, la simulazione di utilizzo nei progetti e del loro comportamento negli anni, sino alla dismissione dell’opera, e l’ottimizzazione del lavoro nei cantieri per ridurre tempi e costi, sono tutte condizioni fondamentali, insieme ad un sistema di incentivi regolatori e finanziari, per muovere il mercato nella giusta direzione. I prodotti e le innovazioni ci sono ma spesso non vengono utilizzati. L’estensione della digitalizzazione all’industria dei materiali da costruzione può contribuire a migliorare l’informazione di mercato e consentire l’accesso alle produzioni innovative di materiali necessari per la rigenerazione del costruito e le nuove costruzioni passive o a bassissimo impatto energetico. Inoltre, sarà agevolato il controllo delle caratteristiche dei prodotti, anche importati, per eliminare la concorrenza sleale. Un grande lavoro di informazione/promozione dovrà essere fatto anche da soggetti nuovi come i DIH (Digital Innovation Hub) per le costruzioni che vogliamo creare anche in Italia. Queste nuove strutture hanno il compito di stimolare e promuovere la domanda di innovazione del sistema produttivo, rafforzare il livello di conoscenze e di awareness rispetto alle opportunità offerte dalla digitalizzazione e saranno la “porta di accesso” delle imprese della filiera delle costruzioni al mondo di Industria 4.0. La forza di un DIH è quella di poter offrire un livello qualificato di servizi nel territorio, avvalendosi di un forte network di attori dell’innovazione, locali, nazionali ed europei».


Perché e in che modo una piattaforma digitale nazionale, dedicata al mondo delle costruzioni, può essere d’aiuto soprattutto per le piccole e medie imprese del settore delle costruzioni?

«Nella RAF l’attenzione per le PMI è costante: in particolare nell’area in cui vengono definite la collaborazione del business e dei mercati, si affronta il problema delle catene di fornitura, di come migliorare la collaborazione grazie all’interoperabilità, con la finalità di creare un ambiente di mercato e un sistema contrattuale più equi, e studiare delle azioni specifiche per la digitalizzazione delle PMI e il rafforzamento delle competenze digitali. Bisogna progressivamente ridurre, per arrivare alla sua completa eliminazione, il digital divide e includere PMI e micro imprese nelle filiere dei lavori. In tal senso occorre realizzare una Piattaforma Tecnologica Nazionale delle Costruzioni che agevoli l’accesso delle PMI alle opportunità di innovazione europee, e che spinga l’innovazione nazionale e regionale negli ambiti di priorità industriale identificati per il settore. Per la realizzazione di una piattaforma digitale nazionale delle costruzioni, la filiera delle costruzioni ha deciso di dare un segnale concreto di compattezza, dando vita ad una nuova alleanza. Obiettivo di questa nuova alleanza è aggredire le criticità del comparto e migliorare la competitività del settore, puntando su innovazione, digitalizzazione, trasparenza, semplificazione, produttività e conoscenza. Come primo atto tangibile, le Associazioni dei costruttori, dei produttori, dei professionisti, dei rivenditori e delle software house hanno firmato, assieme all’università, la ricerca e l’ente di normazione nazionale, una lettera d’intenti per contribuire fattivamente a “costruire” la Piattaforma Digitale Nazionale delle Costruzioni, una pietra angolare del rilancio del settore e dell’economia. All’alleanza partecipano Federcostruzioni, ANCE, il Politecnico di Milano, il Consiglio Nazionale dei Geometri, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Assobim, Federcomated e UNI. La proposta è sul tavolo dei ministeri competenti e auspichiamo che si possa procedere rapidamente e che il progetto sia ricompreso tra le iniziative finanziabili dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».


Abilitare la nascita di piattaforme digitali interoperabili, private e pubbliche, che utilizzino un’architettura di riferimento comune, può rappresentare un’importante svolta per il mondo degli appalti sia a livello nazionale sia internazionale, garantendo trasparenza, interoperabilità e competitività nel mercato?

«È da tempo che la questione è studiata sia a livello europeo, ad esempio dal BIM Task Group, che a livello nazionale e forse non è un caso che il BIM TASK GROUP abbia inserito tra le sue priorità di lavorare a delle piattaforme nazionali interoperabili per gli appalti che adotteranno la RAF DigiPLACE. Quindi sì, le piattaforme digitali rese aperte e interoperabili dalla RAF DigiPLACE dovrebbero contribuire concretamente a innovare il mercato degli appalti rendendolo più trasparente, efficiente, e competitivo, agevolando in questo anche le Stazioni appaltanti che devono anche loro trasformarsi per adeguarsi al digitale».


Quindi l’introduzione e la presenza su DigiPLACE del BIM e una sua sempre maggiore diffusione possono essere determinanti ai fini dell’innalzamento dei livelli di trasparenza ed efficienza dell’intero settore?

«Il BIM è uno strumento fondamentale per la diffusione della digitalizzazione delle costruzioni; la sua adozione, anche spinta dall’evoluzione regolatoria, sta obbligando le filiere a digitalizzarsi. Naturalmente per ora il processo riguarda solo le grandi aziende e stazioni appaltanti ma dobbiamo far sì che tutta la filiera, fino all’azienda più piccola, possa beneficiare di questo strumento e delle opportunità che il suo utilizzo genera. Lo stesso BIM beneficerà della creazione di un ambiente pienamente digitale che verrà supportato dalle piattaforme, le quali contribuiranno a rafforzare le capacità dei software BIM, dando accesso ai metadati pubblici e privati delle costruzioni a livello europeo».


Perché serva a fare sistema all’interno della filiera e sistema Europa, è fondamentale che la piattaforma DigiPLACE dialoghi con piattaforme nazionali. In Italia a che punto siamo? Bastano le piattaforme o serve anche altro per accelerare il tasso di digitalizzazione della filiera?

«L’analisi dell’esistente è alla base dell’operazione di definizione della RAF, che tiene conto di quanto già realizzato in ambito nazionale dai singoli Stati Membri. Una volta pubblicata la RAF, sarà interesse di ciascuno vedere come poter adattare le piattaforme esistenti e future all’architettura di DigiPLACE in modo che possano dialogare tra loro e diventino interoperabili. Come ho già accennato, FEDERCOSTRUZIONI sta promuovendo e portando avanti una serie di iniziative abilitanti in tema di Digitalizzazione e Innovazione, da inquadrare in un Piano Costruzioni 4.0 che preveda anche lo sviluppo di Piattaforme digitali nazionali interoperabili e aperte, una Piattaforma Tecnologica Nazionale delle Costruzioni partecipata dai principali stakeholder della filiera, che agevoli la partecipazione delle PMI alle opportunità di ricerca e innovazione europee, che spinga la ricerca e l’innovazione nazionale e regionale verso gli ambiti di priorità europee identificati per il settore, la creazione di una European Digital Innovation Hub nazionale costruzioni collegato con i Centri di Competenza, e la creazione di un ecosistema di innovazione di qualità per le costruzioni collegato a FEDERCOSTRUZIONI».

Patrizia Ricci
Ingegnere civile con un Dottorato in Meccanica delle Strutture, ha perfezionato i propri studi presso il dipartimento di Scienza delle Costruzioni dell’Università di Bologna, dove ha svolto attività di ricerca nel campo della Meccanica della Frattura, e presso l’Imperial College di Londra. Da diversi anni collabora con le principali riviste tecniche di ingegneria e architettura, efficienza energetica e comfort abitativo, meccanica e automazione, industria 4.0 (settore del Building e dell’Industry) come autrice di articoli e approfondimenti tecnici per i settori di competenza.

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