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CEMENTO MADE IN ITALY A RISCHIO: CRESCE L’IMPORTAZIONE EXTRA-UE,  SENZA GARANZIE DI SOSTENIBILITÀ

Alla Camera l’evento di Federbeton Confindustria, alla presenza di istituzioni e dei principali attori della filiera delle costruzioni

RIGUARDA IL VIDEO DELL’EVENTO:

On. Mazzetti: «Difendere il Made in Italy nel settore delle costruzioni, a partire dal cemento, significa tutelare imprese e posti di lavoro»

Callieri: «Senza una difesa delle imprese italiane dalle importazioni dai Paesi extra-UE, si favoriscono mercati che non investono in sostenibilità mentre aumenta il rischio di chiusura delle imprese italiane»

Gli investimenti in infrastrutture previsti per il prossimo futuro determinano un moderato ottimismo per il mercato delle costruzioni. Nonostante ciò, l’industria italiana del cemento rischia una contrazione perché il cemento delle nostre infrastrutture potrebbe avere origine extra-EU. Parliamo di Paesi che non condividono gli stessi obiettivi di decarbonizzazione delle aziende europee, non sostengono i conseguenti investimenti e quindi hanno costi di produzione inferiori. Una situazione che produce effetti negativi per la competitività delle imprese italiane ma, ancor più grave, delle emissioni di CO2 a livello globale.

Il prezzo del cemento prodotto nei Paesi extra-EU che si affacciano sul Mediterraneo può arrivare a essere inferiore rispetto a quello Made in Italy fino al 30%. Questo, per una nazione con 8.000 chilometri di coste come l’Italia, si traduce in un aumento esponenziale delle importazioni, cresciute del 30% nei primi 7 mesi del 2023 e più che triplicato negli ultimi 3 anni, con conseguenze ambientali disastrose.

È quanto emerso presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, durante l’evento di Federbeton Confindustria, “Opere Pubbliche, la qualità e la competenza del Made in Italy al servizio delle infrastrutture”, promosso dalla deputata On. Erica Mazzetti, VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) della Camera, a cui hanno preso parte anche Davide Tabarelli, Presidente Nomisma Energia, Roberto Callieri, Presidente Federbeton, Lucio Menta , Direttore Investimenti di Rete Ferroviaria Italiana, Federico Ghella, Vice Presidente di ANCE e il giornalista Maurizio Melis, in qualità di moderatore.

Al centro del dibattito i rischi legati alla perdita di competitività dell’industria italiana del cemento, con effetti negativi sull’intera filiera delle costruzioni. Il settore rappresentato da Federbeton conta 36.000 addetti e circa di 2.700 imprese, con un fatturato 2022 di oltre 13 miliardi di euro. Parliamo di un comparto che ha già avviato un percorso di decarbonizzazione, con investimenti previsti di 4,2 miliardi di euro a cui si aggiungeranno extra-costi operativi pari a circa 1,4 miliardi annui. Un eventuale arresto della produzione nazionale della filiera sarebbe dunque un rischio da scongiurare perché causerebbe una immediata contrazione del Pil del 4,1%.

Un primo passo verso la tutela del Made in Italy nelle costruzioni è rappresentato dal nuovo Codice degli Appalti (Art. 3 All. 1.7) e dai CAM (Criteri Ambientali Minimi) Edilizia. Si tratta di un indirizzo verso la preferenza per materiali di provenienza italiana o europea, ma mancano ancora riferimenti e pesi che lo rendano ineludibile nella pratica degli appalti.

«Difendere il Made in Italy nel settore delle costruzioni, a partire dal cemento, significa tutelare imprese e posti di lavoro, e già questo sarebbe sufficiente, significa qualità dell’occupazione e non ultimo dell’opera stessa, ma significa anche sostenere un settore chiave negli sforzi per la decarbonizzazione, verso la quale le imprese della filiera edile sono orientate da tempo – dichiara l’On. Erica MazzettiSicuramente, grazie al nuovo Codice degli Appalti  tuteleremo maggiormente le imprese e i produttori di materiali come il cemento evitando pericolose infiltrazioni dall’estero a detrimento non solo dell’economia, ma anche del lavoro, dell’ambiente, della qualità dell’opera. Non solo, l’industria del cemento ha da subito e concretamente trasformato in pratica gli obiettivi della sostenibilità e della decarbonizzazione, come dimostrano i quasi 204 milioni di investimenti in tecnologie per la sostenibilità e la sicurezza nel biennio 2020-2022 e le circa 344.000 tonnellate di emissioni di CO evitate, grazie alla biomassa presente nei combustibili di recupero».

«Il nuovo Codice degli Appalti contiene un riferimento che intende tutelare i materiali edilizi di provenienza europea. Si tratta di un primo importante passo per scongiurare il rischio di deindustrializzazione. Auspichiamo che a questo primo segnale faccia seguito al più presto una indicazione per le stazioni appaltanti che ne favorisca l’immediata ed efficace applicazione – ha commentato Roberto Callieri, Presidente Federbeton -. I dati parlano chiaro e i prossimi anni saranno decisivi per il comparto del cemento e del calcestruzzo. Se le grandi opere in programma, ad esempio quelle previste dal PNRR, saranno realizzate con cemento italiano o europeo, da un lato contribuiremo a contrastare i cambiamenti climatici, e dall’altro è probabile che eviteremo il pericolo di chiusura delle nostre aziende. Inoltre, solo gli elevati standard qualitativi e ambientali italiani ed europei possono garantire affidabilità, sicurezza e durabilità delle opere».

Ufficio Stampa
Ufficio Stampa Federbeton

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