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Rapporto di Filiera Federbeton 2022

Il mondo delle costruzioni è tornato a rappresentare quasi il 10% del Pil ed è senza dubbio uno degli assi portanti della nostra economia. Ha sempre avuto forti ricadute sul mercato interno, senza delocalizzare e favorendo una crescita dell’occupazione sull’intero territorio nazionale.

La filiera rappresentata da Federbeton, forte delle sue 2600 imprese e dei suoi 34mila addetti, produce il materiale per costruzioni più usato e più diffuso e ricopre un ruolo centrale e strategico per lo sviluppo socioeconomico del Paese, in quanto primo anello della catena che conduce alla realizzazione di infrastrutture e edifici sicuri e affidabili. Il rapporto di filiera di quest’anno restituisce un contesto di mercato in chiaroscuro laddove al positivo consolidamento della quota prodotta di cementi ad alta e altissima resistenza fa da contraltare una riduzione dei consumi nazionali di cemento di quasi il 7%. Tutto ciò in un contesto in cui il mercato delle costruzioni è notevolmente cresciuto rispetto all’anno precedente, principalmente grazie agli investimenti promossi per la manutenzione straordinaria delle abitazioni da cui la filiera del cemento e del calcestruzzo ha tratto solo benefici limitati.

Una delle principali criticità che il settore è chiamato a fronteggiare è rappresentata certamente dall’aumento dei costi energetici. Anche se l’emergenza è parzialmente rientrata nel corso degli ultimi mesi, i costi di produzione per la filiera italiana del cemento rimangono più alti che in passato – insieme al valore dei diritti di emissione – con l’inevitabile erosione della competitività dell’industria del cemento e il rischio concreto che tutto il tessuto industriale nazionale – non solo il cemento – perda forza e delocalizzi in quei Paesi extra-EU che hanno standard ambientali e quindi costi energetici più bassi. Nel nostro Paese poi la situazione è ancora più critica rispetto al resto dell’Europa perché il cemento è un materiale facilmente trasportabile via mare e l’Italia, con 8 mila km di coste, è particolarmente esposta alle importazioni. Negli ultimi anni, così come illustrato dettagliatamente nel rapporto, i volumi di cemento e clinker, soprattutto quelli importati da Paesi extra UE sono cresciuti con una dinamica pericolosamente esponenziale. Una situazione questa che produce effetti negativi per le imprese italiane ma, ancor di più, grava sulle emissioni di CO2 a livello globale. Solo gli elevati standard qualitativi e ambientali, italiani ed europei, possono garantire affidabilità, sicurezza e durabilità delle opere.

Nonostante i problemi e le criticità rimane intatta però la capacità di innovazione della filiera italiana del cemento e del calcestruzzo che garantisce al mercato materiali con prestazioni straordinarie, non solo dal punto di vista della resistenza meccanica, ma anche sotto il profilo estetico, della sostenibilità e dell’adattabilità. La profonda conoscenza dei materiali e l’impegno nella ricerca hanno consentito un miglioramento continuo delle prestazioni affiancando, nello stesso tempo, nuovi aggettivi ai sostantivi cemento o calcestruzzo, disegnando un panorama inedito di possibilità per il comparto dell’edilizia. Se le costruzioni sono universalmente riconosciute come volano per l’economia, è altrettanto vero che l’industria del cemento e del calcestruzzo ne è la componente chiave, con materiali insostituibili, affidabili e sostenibili. E questo ruolo è ancor più importante oggi, con il nostro Paese posto di fronte a una vera e propria emergenza infrastrutturale, con la rete attuale bisognosa di manutenzione, adeguamento e completamento.

Roberto Callieri
Presidente Federbeton

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Ufficio Stampa
Ufficio Stampa Federbeton

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