Sostenibilità

Il Combustibile Solido Secondario: un sostegno alla decarbonizzazione del settore del cemento e all’economia circolare

L’utilizzo di combustibili alternativi, come il CSS (Combustibile Solido Secondario), negli stabilimenti di produzione di cemento in sostituzione delle fonti fossili rappresenta non solo una delle migliori tecnologie disponibili di settore (Best Available Techniques) individuata a livello europeo, ma anche uno degli strumenti previsti dalla Roadmap del Cembureau – l’Associazione europea dei produttori di cemento –, per raggiungere la carbon neutrality al 2050 lungo l’intera catena del valore del cemento, del calcestruzzo e del settore delle costruzioni.

Cemento e calcestruzzo giocano infatti un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi di mitigazione climatica previsti a livello europeo. Il Green Deal riconosce espressamente l’industria del cemento fra i settori essenziali per l’economia europea, in quanto alla base di diverse catene del valore di grande importanza, come il settore delle costruzioni. Tale settore è uno dei punti chiave del nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, che prevede, tra le varie misure individuate, una strategia per la rigenerazione urbana e per l’efficientamento energetico degli edifici; interventi che implicheranno di certo una crescita della domanda di materiali da costruzione, in particolare di calcestruzzo, e di cemento, che è il suo costituente fondamentale, i quali sono tutt’oggi i materiali da costruzione più diffusi al mondo.

Che cos’è il CSS

Il CSS viene definito dall’art. 183, comma 1, lettera cc), del d.lgs. 152/2006, Codice dell’Ambiente, come il combustibile solido prodotto da rifiuti non pericolosi, che rispetta le caratteristiche di classificazione e di specificazione individuate della norma tecnica UNI EN 15359.

Nello specifico, il CSS deriva prevalentemente dal trattamento dei RSU (Rifiuti Solidi Urbani) indifferenziati, una frazione che, allo stato attuale delle tecnologie disponibili per la gestione dei rifiuti, non è possibile sottoporre a riutilizzo o recupero di materia. In questo modo la co-combustione del CSS nei forni per la produzione di cemento permette di chiudere in maniera virtuosa il ciclo della raccolta differenziata.

Il RSU indifferenziato, per poter essere classificato come CSS e successivamente valorizzato energeticamente in cementeria, subisce una serie di trattamenti fisici e chimici. Viene ridotto in quantità attraverso la biostabilizzazione, che elimina la carica batterica e l’umidità residuale, in questo modo migliorando anche il potere calorifico del combustibile. Il rifiuto viene poi deferrizzato e ripulito dal materiale inerte presente (la frazione metallica viene recuperata) e viene infine declorurato e triturato finemente per migliorare la cinetica di combustione, migliorando di conseguenza anche il profilo emissivo. Il risultato è un combustibile nobile a tutti gli effetti, che apporta le calorie necessarie alla produzione del clinker, il costituente prevalente del cemento.

La norma UNI EN 15359 classifica il CSS sulla base dei valori limite assunti da tre importanti parametri del combustibile, strategici dal punto di vista ambientale, tecnologico e prestazionale/economico:

  • Il valore medio del Potere calorifico inferiore – PCI (parametro commerciale)
  • Il valore medio del contenuto di cloro (parametro di processo)
  • Il valore della mediana e dell’80° percentile del contenuto di mercurio (parametro ambientale).

A seconda dei valori assunti, tali parametri ricadono in una delle classi, che vanno da 1 a 5, individuate dalla norma. La combinazione dei numeri delle classi dei tre parametri definisce il “codice classe” del CSS, che deve essere incluso nella specifica del combustibile.

Che cos’è il CSS-Combustibile e in cosa differisce dal CSS rifiuto

Il Decreto 14 febbraio 2013, n. 22, del Ministero dell’Ambiente “Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi dell’articolo 184 -ter , comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni”, definisce il CSS-Combustibile come il sottolotto di Combustibile Solido Secondario per il quale risulta emessa una dichiarazione di conformità, nel rispetto di quanto disposto all’articolo 8, comma 2, dello stesso decreto.

Il CSS-Combustibile è pertanto un CSS che ha cessato di essere rifiuto, divenendo un End of Waste, un prodotto, qualora conforme ai criteri e requisiti previsti dal DM 22/2013, e pertanto è presente, insieme ad altri combustibili tradizionalmente utilizzati, nell’Allegato X alla Parte V del Codice dell’Ambiente.

Per la produzione di CSS-Combustibile possono essere utilizzati solo i rifiuti non pericolosi che non sono espressamente esclusi dal DM 22/2013.

Il CSS-Combustibile è inoltre sottoposto ad ancor più stringenti limiti della propria caratterizzazione chimica rispetto al CSS rifiuto, a maggiore garanzia ambientale rispetto a quest’ultimo, il cui uso comunque, dopo un elevato numero di anni di impiego nelle cementerie italiane ed europee, non ha fornito riscontri peggiorativi del profilo emissivo degli impianti che lo utilizzano. Rispetto al CSS rifiuto, infatti, il CSS-Combustibile è caratterizzato da valori più elevati del PCI e da ancor più ridotti contenuti di cloro, mercurio e metalli.

Stringenti requisiti sono previsti dal DM 22/2013 anche per i produttori e gli utilizzatori di CSS-Combustibile. Gli impianti di produzione, oltre a essere autorizzati in procedura ordinaria dall’autorità competente in base a quanto previsto dalla Parte Seconda o dalla Parta Quarta del Codice dell’Ambiente, devono essere dotati di un sistema di gestione della produzione certificato da Organismi terzi.

Gli unici impianti previsti dal Regolamento End of Waste per poter utilizzare il CSS-Combustibile sono le cementerie e le centrali termoelettriche in possesso di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Tali impianti, oltre a rispettare le prescrizioni contenute nell’AIA stessa, devono applicare le procedure di consegna e ricezione del combustibile, le condizioni di esercizio, il controllo e la sorveglianza, le prescrizioni per le misurazioni e il rispetto dei valori limite di emissione in atmosfera previste dal Codice dell’Ambiente per le attività di coincenerimento. Per garantire quindi un elevato grado di tutela dell’ambiente e della salute umana, la combustione nei forni delle cementerie del CSS che ha cessato di essere rifiuto viene gestita alla stregua di quanto accade per la co-combustione del CSS rifiuto o degli altri combustibili di recupero.

Vantaggi ambientali, sociali ed economici dell’utilizzo di CSS in cementeria

Fra i benefici ambientali è possibile innanzitutto citare il risparmio di CO2 dovuto alla quota di biomassa rinnovabile presente nei CSS, variabile fra il 30% e il 70%.

L’utilizzo in cementeria dei Combustibili Solidi Secondari rappresenta inoltre un’alternativa al conferimento in discarica dei rifiuti indifferenziati, con conseguente risparmio di CO2 e metano derivanti dalla digestione della parte organica dei rifiuti da parte dei batteri presenti. Si ricorda al riguardo che il metano ha un effetto climalterante almeno 21 volte superiore a quello della CO2.

La co-combustione rappresenta anche un’alternativa al trasporto dei rifiuti in altre regioni o all’Estero. Infine, utilizzando il CSS, si evita l’import di combustibili fossili non rinnovabili (carbone, pet-coke) dall’estero.

Non da ultimo, il CSS contiene limitate quantità in peso di azoto e di zolfo rispetto ad un combustibile fossile. Per tale ragione, con il suo utilizzo in co-combustione nei forni della cementeria, si riscontrano possibili riduzioni delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e di ossidi di zolfo (SOx).

Un recente studio del Laboratorio REF Ricerche ha effettuato una stima dei vantaggi che si avrebbero in Italia applicando un tasso di sostituzione del combustibile fossile con CSS-Combustibile del 66%, in linea con quello avuto nel 2017 dalla Germania. Lo studio ha dimostrato che si eviterebbe l’emissione in atmosfera di 6,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti grazie alla biomassa in essi contenuta e alle emissioni di metano evitate per il fatto che gli scarti, invece di essere conferiti in discarica, vengono valorizzati energeticamente dall’industria cementiera.

Per quanto riguarda invece i vantaggi sociali ed economici, il sostegno alla chiusura del ciclo dei rifiuti offerto dagli impianti di produzione di cemento presenti sul territorio nazionale, attraverso la co-combustione del CSS, rappresenta un beneficio anche per le comunità, poiché abbassa i costi della gestione dei rifiuti urbani, che si ripercuotono direttamente sulla tassa sostenuta dagli utenti. Anche relativamente ai costi energetici e quindi a favore della competitività delle aziende, l’utilizzo del CSS riduce significativamente il costo delle calorie utilizzate per la cottura del clinker, rispetto all’utilizzo dei combustibili fossili.

Purtroppo, però, la media nazionale di sostituzione calorica dei combustibili fossili con quelli di recupero come il CSS è ancora ferma a poco più del 20%, soprattutto a causa dell’opposizione delle comunità locali, che condizionano l’operato delle amministrazioni. La media europea nel 2018 è stata del 47,7%, con punte raggiunte da Paesi come l’Austria di oltre l’81%.

In termini quantitativi, il settore del cemento nel 2019 ha utilizzato oltre 421 mila tonnellate di combustibili di recupero, di cui 283 mila tonnellate sono costitute da CSS rifiuto e solo circa 6.900 tonnellate da CSS-Combustibile ovvero l’1,6% del totale. Per maggiori dettagli sulle tipologie e quantità di combustibili alternativi utilizzati, si confronti il Rapporto di Sostenibilità 2019 di Federbeton e il sito web di Aitec a questo link: https://www.aitecweb.com/Sostenibilit%C3%A0/Economia-circolare/Recupero-di-energia

Per arrivare ai livelli già raggiunti da altri Paesi europei sono necessari interventi volti a superare la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) e NIMTO (Not In My Terms Of Office), sia di carattere politico, ad esempio semplificando i lunghi e incerti iter autorizzativi, che di informazione e sensibilizzazione delle Amministrazioni e dei cittadini su tali argomenti.

Federbeton è impegnata costantemente nel dialogo con le istituzioni e gli stakeholder per favorire la conoscenza e la trasparenza su un tema che costituisce un’occasione importante per lo sviluppo sostenibile.

Per quanto riguarda la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sono costanti gli impegni delle aziende del settore del cemento nel dialogare con le comunità territoriali, anche attraverso l’organizzazione di eventi di apertura degli impianti produttivi, giornate formative, e percorsi di alternanza scuola-mondo del lavoro.

Visti i benefici per l’ambiente illustrati, la necessità di rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione del Green Deal europeo e l’insufficiente dotazione impiantistica nazionale per la gestione dei rifiuti, l’auspicio è che il Governo sostenga la co-combustione in cementeria, per chiudere il ciclo della raccolta differenziata in maniera efficiente ed efficace, attraverso impianti già presenti e dislocati su tutto il territorio, per quelle frazioni degli scarti non pericolosi che non è possibile riciclare o riutilizzare.

Margherita Galli
Ingegnere ambientale con un Master in Ingegneria ed Economia Ambientale. In Federbeton segue il tema dell’economia circolare. Per quattordici anni funzionario di Atecap, l’Associazione dei produttori di calcestruzzo preconfezionato appartenente a Federbeton, dove si è occupata dei temi ambientali e della sicurezza sul lavoro. In precedenza è stata tecnologo in Ispra.

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