Infrastrutture

Resistente, durevole e sostenibile: calcestruzzo, il materiale per le infrastrutture

Le strutture in calcestruzzo, a partire dagli inizi del ‘900, costituiscono di gran lunga la maggior parte delle strutture costruite e in costruzione nel mondo, apportando vantaggi alla vita quotidiana. Non sempre sono conosciute per i reali vantaggi che apportano. Se ne parla spesso negativamente, in relazione all’infelice ubicazione di certe costruzioni (“cementificazione” del territorio), che sono sì improprie, ma a prescindere dagli incolpevoli materiali e tecniche impiegati.

Il calcestruzzo strutturale – un’invenzione figlia della rivoluzione industriale, efficace connubio del calcestruzzo cementizio con armature metalliche detto comunemente “cemento armato” – ha soppiantato la muratura tradizionale, rendendo facile, economica e industrializzabile la costruzione in ogni settore, favorendo lo sviluppo sociale, con l’edilizia a costi accessibili, così come lo sviluppo economico, con l’edilizia industriale e le grandi e piccole infrastrutture.

Data la sua versatilità, è protagonista praticamente indispensabile per opere di difesa del territorio, gallerie, dighe, fognature, serbatoi, opere marittime, ponti, pavimentazioni, opere sotterranee e di contenimento, fondazioni di tutti i tipi, oltre che per edifici di ogni genere e funzione. Ha avuto un’evoluzione tecnologica continua. Rispetto agli albori, la resistenza del calcestruzzo alla compressione si è più che decuplicata mentre l’invenzione della presollecitazione da parte del Freyssinet, nel periodo fra le guerre mondiali, e la contemporanea produzione di acciai per armatura ad alte prestazioni hanno consentito al calcestruzzo di resistere virtualmente anche alle tensioni di trazione, fino ad allora il punto debole del materiale.

Figura 1 e immagine di copertina: Ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao – 2018 – Sistema di ponti, tunnel e isole artificiali per una lunghezza complessiva di 55 km. Ha campate variabili tra 75 e 180 m in calcestruzzo presollecitato. Rappresenta il viadotto marino più lungo del mondo.


Nel secondo dopoguerra, con il boom economico, in Italia si è cominciato a impiegare il calcestruzzo strutturale su vasta scala, con manodopera spesso non qualificata, quale era disponibile nel Paese entrato in uno sviluppo così ampio e improvviso. Ne sono conseguite opere talora di basse caratteristiche, in particolare riguardo alla durabilità, che oggi necessitano di un ripristino. La scarsa attenzione che si è dedicata a questo aspetto in passato ci ha consegnato strutture ammalorate, sulle quali è urgente intervenire.

È normale che i difetti si notino più che il buon comportamento. Di fatto moltissime opere, anche più vecchie, sono tuttora in perfetto stato: basti citare fra tutte il Ponte Risorgimento a Roma, che da oltre cento anni sopporta senza problemi un traffico senza limiti. Gli ammaloramenti, che appaiono in alcune opere appartenenti al periodo menzionato, sono legati soprattutto all’esposizione ad agenti aggressivi, che possono penetrare negli strati superficiali di un calcestruzzo non abbastanza impermeabile, provocando la corrosione delle armature interne; tipico era il caso delle solette da ponte soggette all’uso di alcuni sali sciogli-ghiaccio.

Figura 2: Ganterbrücke – prog. Christian Menn, Svizzera 1980 – Pur non recente, è tuttora un esempio di superamento di vallata con poche pile e travate di grande luce (massima 175 m, secondarie 140 m) in calcestruzzo presollecitato, senza ricorrere ad archi o stralli.


A scusante, si può dire che il problema della durabilità era allora ignorato, non solo in Italia, essendosene presa coscienza solo intorno agli anni ’70, con sperimentazioni e studi approfonditi, cui sono seguite prescrizioni normative. La conoscenza del problema e dei provvedimenti, sia per la produzione sia per il recupero, è ormai acquisita.

Permangono dei preconcetti, che si vorrebbero dissipare, agitati soprattutto da autorevoli inesperti. Curiosamente, ad esempio, il nuovo ponte di Genova viene presentato all’opinione pubblica come un ponte in acciaio. Eppure, l’impalcato è in struttura mista acciaio-calcestruzzo e le pile sono interamente in calcestruzzo strutturale, come pure, ovviamente, le fondazioni: il calcestruzzo d’avanguardia impiegato, largamente maggioritario, viene celato pudicamente nella narrazione.

Gli standard internazionali, nella concezione e realizzazione di grandi opere, hanno raggiunto notevoli livelli, come mostrano alcuni esempi in figura, rispetto all’epoca dei Nervi, dei Morandi e dei numerosi nostri progettisti e imprese che realizzarono in Italia e all’estero opere allora allo stato dell’arte. Siamo poi rimasti indietro, trattenuti anche dalla normativa tecnica nazionale, che non concedeva fino a poco fa l’impiego dei calcestruzzi a elevate prestazioni. Per fortuna in Italia, seppur non utilizzati allora nella pratica, venivano comunque sviluppati nella ricerca e nella sperimentazione, il che ci consente la ripresa attuale.

Figura 3: 432 Park Avenue New York – 2015 – Grattacielo di 85 piani, alto 425,7 m, in calcestruzzo strutturale. Ospita 104 appartamenti ed è l’edificio residenziale più alto del mondo.
Figura 4: Burj Khalifa Tower, Dubai – 2010 – Grattacielo di 163 piani per un’altezza di 828 m, realizzato in calcestruzzo strutturale fino ad un’altezza di 610 m. Ospita uffici, hotel, abitazioni. È la costruzione più alta del mondo. Il record sarà conteso dalla Jeddah Tower, Gedda – di 167 piani, in costruzione per un’altezza di 1000 metri, interamente in calcestruzzo strutturale.


È incontestabile che in tutto il mondo le più grandi opere infrastrutturali, inclusi i ponti, e i più grandi edifici, come i grattacieli di nuova generazione, sono realizzati oggi col calcestruzzo strutturale più moderno – per resistenza meccanica, al fuoco e agli agenti aggressivi, quindi per durabilità – che ne garantisce una vita utile estesa, quasi senza manutenzione, ed ecosostenibile. Ciò conferma la validità del materiale e il suo ruolo centrale nel futuro dell’industria delle costruzioni. È giusto quindi approfittare delle opportunità che esso offre, per modernizzare anche il nostro patrimonio immobiliare e infrastrutturale e… rendergli una buona stampa!

Figura 5: Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo – 2013 – La facciata filigranata e la leggerissima passerella di collegamento al castello sono interamente in calcestruzzo strutturale ad altissime prestazioni, con elementi prefabbricati.
Marco Menegotto
Presidente AICAP (Associazione Italiana Calcestruzzo Armato e Precompresso), già Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Sapienza Università di Roma, Membro del Consiglio Superiore dei LL.PP., Presidente della Commissione Ingegneria Strutturale dell’UNI (Ente Italiano per la Normazione).

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