Architettura

Il calcestruzzo nelle connessioni urbane: intrecci di materia e umanità

Gli spazi urbani sono intrinsecamente legati alle esperienze umane, alle emozioni e alle storie che si intrecciano al loro interno.

Il calcestruzzo, in particolare, rappresenta una sorta di tela grezza su cui si dipanano le connessioni tra persone, culture e comunità. È un materiale che nel contesto cittadino assume un ruolo dinamico, trascendendo la sua stessa natura, fungendo da palcoscenico della vita quotidiana fino a mostrare la nascita e l’evolversi di infiniti legami. In questo incontro tra materia e sentimento, le strutture urbane si trasformano in veri e propri “luoghi” di esperienza, spazi che respirano e vivono insieme alle persone che li abitano.

Esplorare il rapporto tra il calcestruzzo e le connessioni umane significa guardare oltre l’apparente rigidità delle strutture, per scoprire come queste possano generare emozioni, influenzare comportamenti e persino plasmare identità. È un dialogo continuo tra ciò che è costruito e chi lo vive, un intreccio materico-emozionale che svela la vera anima delle città moderne.

“Fondazione Feltrinelli ”, fotografia di Paolo Fusco presentata al concorso #scaladigrigi 2023.

Espressione di Modernità e Progresso

Nel corso del XX secolo, il cemento è diventato un simbolo di modernità e di progresso. Con l’avvento del Movimento Moderno, architetti come Le Corbusier e Ludwig Mies van der Rohe hanno utilizzato il cemento per creare edifici dalle linee pulite e minimali, incarnando l’ideale di funzionalismo e razionalismo.

Il linguaggio minimalista legato al concetto di less is more resta, a distanza di più di un secolo, un punto di riferimento per architetti e designer di tutto il mondo. La scelta di minimizzare le forme attraverso un processo di sottrazione nasce per rispondere in maniera semplice ai bisogni complessi di una comunità e per rendere maggiormente fruibile le strutture e l’ambiente circostante.

In questo contesto l’uso del calcestruzzo si è ampiamente diffuso in tutto il mondo, diventando il materiale eletto per molti edifici pubblici, residenziali e industriali. Negli anni ’50 e ’60, il cemento è stato il materiale distintivo del movimento brutalista; gli edifici di quel periodo, oltre a scatenare reazioni contrastanti, avevano il compito di rappresentare la forza, la durabilità e la funzione sociale dell’architettura. Si trattò di una vera e propria dichiarazione politica e culturale rintracciabile un po’ ovunque nel mondo.

“Piscina dei Mosaici del Foro Italico, Roma”, fotografia di Jacopo Rimedio presentata al concorso #scaladigrigi 2023 (Piscina dei Mosaici situata nel Palazzo delle Terme all’interno del polo natatorio del Foro Italico: progetto di Costantini, del Debbio e Moretti. Il trampolino, in cemento armato, venne progettato da Pier Luigi Nervi in occasione delle Olimpiadi del 1960).

Intrecci e narrazioni urbane

Le città oltre a essere fatte di cemento e acciaio sono costruite sui sogni, le speranze e le storie delle persone che le abitano. Ogni spazio, che sia un molo di cemento affacciato su un mare cristallino, un edificio dalle linee moderne e rigide, una rampa o un impianto sportivo, diventa parte della nostra quotidianità, un luogo in cui si intrecciano narrazioni più o meno profonde tra gli esseri umani e l’ambiente che li circonda.

Il significato degli spazi in cemento viene continuamente ridefinito dalle attività umane che questi ospitano e dal tipo di interazione promuovono. Mettendo da parte il concetto fin troppo abusato di alienazione e perdita di identità, spesso associato agli spazi in calcestruzzo, è importante riconoscere la funzionalità intrinseca di queste strutture e il loro valore estetico e culturale. Il calcestruzzo, con la sua solidità e versatilità, ha reso possibile la costruzione di edifici e infrastrutture che rispondono a esigenze pratiche ma anche complesse; questo materiale è stato utilizzato non solo per la sua robustezza ma anche per la sua capacità di comunicare un senso di modernità, progresso e innovazione.

Apprezzarlo per la sua funzionalità e il suo impatto estetico e culturale ci invita a vedere le città e le strutture urbane non solo come luoghi in cui vivere e lavorare, ma anche come spazi che raccontano storie, ispirano emozioni e riflettono la complessità della condizione umana.

“Summerboys”, fotografia di Francesco Pace Rizzi presentata al concorso #scaladigrigi 2023.

Oltre le barriere: inclusione, accessibilità e sostenibilità delle infrastrutture

Fa parte della vita e della quotidianità dover affrontare salite fisiche e mentali; per questo è importante saper progettare spazi che rendano il percorso più agevole per tutti. Una rampa pedonale permette a chiunque, indipendentemente dalle capacità fisiche, di muoversi con autonomia; è un esempio di come il calcestruzzo possa essere impiegato in maniera responsabile per creare ambienti accessibili e sostenibili.

L’attenzione all’ambiente va oltre l’uso dei materiali, toccando la progettazione di spazi che rispettino la dignità delle persone e favoriscano un’armonia tra uomo, architettura e natura. In questo senso, l’inclusione diventa un obiettivo chiave per un futuro più equo e sostenibile, che vada oltre le barriere, fisiche e sociali.

“Amicizie in Salita”, fotografia di Paolo Cuogo presentata al concorso #scaladigrigi 2023.

Il bisogno di evasione negli spazi condivisi

L’urbanistica sostenibile può trovare ispirazione dal bisogno di evasione delle persone, creando ambienti che lascino spazio alla spontaneità e alla vitalità umana.

Un’altalena tra i palazzi è un incontro tra il gioco e l’architettura. Anche nel contesto più urbanizzato, il movimento dell’altalena ci ricorda l’importanza di mantenere vivi gli spazi di svago e di connessione umana, dove il cemento può coesistere con la vivacità del gioco. All’interno di un ambiente dominato da linee geometriche e costruzioni imponenti, la persona sull’altalena è un simbolo di libertà.

Allo stesso modo il fenomeno della street art ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, una forma di espressione creativa che porta colore e vita nelle città, utilizzando le superfici di cemento come fossero delle vere e proprie tele da dipingere. Attraverso murales e graffiti, gli artisti riescono a raccontare storie, a trasmettere messaggi sociali e a ridefinire spazi, rendendo l’arte accessibile a tutti e integrandola nel tessuto quotidiano della città. In questo modo, la street art non solo contribuisce a trasformare l’ambiente urbano, ma diventa un mezzo di dialogo e di riflessione per chi lo vive.

“L’altalena”, fotografia di Luca Morgantini presentata al concorso #scaladigrigi 2023.

L’architettura e il sociale

Il calcestruzzo, nelle sue molteplici applicazioni, può trasformare spazi aperti in ambienti dinamici attraverso il movimento delle linee architettoniche. L’uso di forme fluide, curve o di angoli netti e geometrici, crea un senso di movimento visivo, che guida lo sguardo e l’esperienza di chi vive questi spazi, invitando le persone a muoversi e interagire con l’ambiente circostante.

In una piazza, in un parco o in un’area pedonale, le linee possono delimitare percorsi, disegnare aree funzionali e allo stesso tempo stimolare una sensazione di continuità e flusso. Anche gli ampi spazi museali e universitari in calcestruzzo sono pensati per essere funzionali e allo stesso tempo fonte di ispirazione; le ampie superfici e le linee minimaliste favoriscono la concentrazione, mentre le aree comuni e aperte promuovono un maggiore scambio di idee.

“Valencia – Architetture avvenieristiche”, fotografia di Antonio Sapienza presentata al concorso #scaladigrigi 2023 (La Città delle Arti e delle Scienze di Valencia, progettata da Calatrava).

Architettura e sociale, inteso quest’ultimo come trama esistenziale, sono imprescindibili l’uno dall’altro.

A tale proposito, con il primo esperimento di edilizia sociale, la famosa Unité d’Habitation di Marsiglia, Le Corbusier inaugurò un edificio mastodontico, composto da 337 unità abitative con tetti giardino, circondato da aree verdi, negozi e aree pedonali. L’area, destinata ad accogliere centinaia di persone sfollate, incarna ancora oggi il profondo significato di un’architettura in calcestruzzo costruita per rispondere ai bisogni della società.

Le Corbusier ha spesso utilizzato materiali grezzi come il cemento armato, integrandoli nella sua visione di un’architettura funzionale e allo stesso tempo profondamente emozionale. La sua idea era che l’architettura dovesse essere al servizio dell’uomo, non solo rispondendo alle sue esigenze pratiche, ma anche suscitando una connessione emotiva, attraverso la purezza delle forme e la semplicità dei materiali.

«L’architettura è stabilire rapporti emozionali con materiali grezzi» scriveva nel suo trattato di architettura Vers une architecture del 1923.



In copertina: “Conchiglia di cemento”, fotografia di Rosetta Bonatti presentata al concorso #scaladigrigi 2023 (Nuova ala della Tate Modern, Museo di Londra).

Simona Albani
Simona Albani nasce a Roma, dove vive e lavora; ha studiato Lettere Moderne all’Università La Sapienza; è co-fondatrice dell’associazione culturale “Progetti Smarriti” con la quale promuove e cura mostre ed eventi sul territorio nazionale. Ama scrivere di arte, letteratura e viaggi con particolare attenzione alle tematiche ambientali e al recupero del paesaggio e dell’ecosistema. Tra i progetti più importanti, nel 2016, in collaborazione con altre associazioni e il patrocinio del Comune di Castel Gandolfo, ha curato la comunicazione, la logistica e la direzione artistica del progetto di riqualifica e valorizzazione urbanistica del terminal bus in occasione del Castel Gandolfo Street Art Festival.

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