Sostenibilità

Come trovare soluzioni condivise per contrastare i cambiamenti climatici. Il progetto EN-Roads

Quando si discute di cambiamenti climatici è facile puntare il dito contro le industrie ed è altrettanto facile parlare di soluzioni immediate quali auto elettriche, energie rinnovabili e idrogeno. È più difficile – ma ironicamente fondamentale – affrontare la situazione in modo concreto e con una visione complessiva del tema. È così che i ricercatori di MIT Sloan e Ventana hanno progettato EN-Roads, il simulatore di cambiamenti climatici di Climate Interactive.

Il segretario generale della Nazioni Unite António Guterres ha annunciato che il 2021 sarà «l’anno della vittoria o del fallimento» per il cambiamento climatico. Secondo i dati pubblicati dall’OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale), l’anno appena trascorso è stato uno dei tre più caldi mai registrati. La temperatura media globale si è assestata sugli 1,2° Celsius al di sopra del livello preindustriale (1850-1900). I sei anni dal 2015 sono stati i più caldi mai registrati. Il 2011-2020 è stato il decennio più caldo mai registrato. Ventotto anni dopo il primo rapporto stilato dall’OMM, «i dati mostrano aumenti significativi della temperatura su terra e mare, nonché altri cambiamenti come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento ghiaccio marino e ghiacciai e cambiamenti nei modelli di precipitazione» ha spiegato Petteri Taalas, Segretario generale dell’Organizzazione.

I dati presentati nell’ultimo report evidenziano un cambiamento climatico «inarrestabile e continuo, un crescente verificarsi e intensificarsi di eventi estremi e gravi perdite e danni che colpiscono persone, società ed economie». Le concentrazioni dei principali gas a effetto serra hanno continuato ad aumentare nel 2019 e nel 2020. Le frazioni molari medie globali di anidride carbonica hanno superato i 410 parti per milione, un numero destinato a crescere ancora di quattro unità nel 2021. Neppure il rallentamento economico causato dalla pandemia è riuscito ad avere un impatto percettibile sulle concentrazioni atmosferiche. Per quanto riguarda gli oceani invece, l’acidificazione e la deossigenazione sono continuate, influenzando gli ecosistemi, la vita marina e la pesca. Non solo, oltre l’80% della superficie oceanica ha subito almeno un’ondata di calore marino nel 2020. La percentuale dell’oceano che ha subito ondate di calore marine “forti” (45%) è stata maggiore di quella che ha subito ondate di calore marine “moderate” (28%). Il livello medio globale del mare sta infine aumentando a un ritmo più elevato, in parte a causa dell’aumentato scioglimento delle calotte glaciali in Groenlandia e in Antartide. L’estensione minima del ghiaccio marino artico del 2020 dopo lo scioglimento estivo è stata di 3,74 milioni di km2, segnando solo la seconda volta record di essersi ridotta a meno di 4 milioni di km2. Nei mesi di luglio e ottobre sono stati osservati livelli record di ghiaccio marino basso.

L’altra parte dell’emisfero è stata invece colpita da una grave siccità. Argentina settentrionale, Paraguay e Brasile sono state le aree più danneggiate, con perdite agricole pari a 3 miliardi di dollari. La siccità a lungo termine ha continuato a persistere in alcune parti dell’Africa meridionale, in particolare nelle province del Capo settentrionale e orientale del Sudafrica, sebbene le piogge invernali abbiano contribuito alla continua ripresa dall’estrema siccità che ha raggiunto il picco nel 2018.

Nell’Artico siberiano, le temperature nel 2020 hanno superato la media dii 3° Celsius, con la temperatura record di 38 °C nella città di Verkhoyansk. Temperature così alte hanno portato a un aumento di incendi prolungati e diffusi. Ricordiamo tutti le immagini della California e dell’Australia all’inizio dell’anno scorso. È proprio nel continente che si è registrato il record di calore del 2020: 48,9°C a Penrith, nella parte occidentale di Sydney.

Infine, nell’ultimo decennio (2010–2019), gli eventi meteorologici hanno innescato in media 23,1 milioni di sfollamenti di persone ogni anno, la maggior parte dei quali all’interno dei confini nazionali, secondo l’Osservatorio degli spostamenti interni. Durante la prima metà del 2020 sono stati registrati circa 9,8 milioni di spostamenti, in gran parte dovuti a pericoli idrometeorologici e disastri, concentrati principalmente nell’Asia meridionale e sud-orientale e nel Corno d’Africa. Si prevede che gli eventi nella seconda metà dell’anno, inclusi gli spostamenti legati alle inondazioni nella regione del Sahel, l’attiva stagione degli uragani nell’Atlantico e gli impatti dei tifoni nel sud-est asiatico, porteranno il totale dell’anno vicino alla media del decennio.

Quello del cambiamento climatico è un tema sempre più importante, e tutti noi siamo responsabili. Fermare questo processo è possibile, se tutti noi ci impegniamo. È da queste premesse che nasce il progetto EN-Roads, cui ho lavorato in collaborazione con l’Istituto Sloan di Management del MIT. Tutto nasce da due domande: esiste un modo semplice ed efficace per comprendere la portata dei cambiamenti climatici? E, soprattutto, c’è uno strumento altrettanto comprensibile per osservare – nell’immediato – gli effetti delle nostre azioni sul clima?

EN-Roads (ENergy Rapid Overview And Decisions Support) è uno strumento ricco informazioni e rigoroso nei contenuti scientifici, ma di semplice applicazione. Per me, Comunicatore Ambientale per industrie, si è rivelato prezioso per attivare un dialogo aperto e costruttivo verso gli stakeholder e non solo. Ho avuto modo di coinvolgere politici, manager, professionisti, studenti a partire dalle scuole medie fino ai Master universitari.

La simulazione viene eseguita su un normale laptop in una frazione di secondo, è disponibile online, offre un’interfaccia intuitiva, è stata accuratamente fondata sulla migliore scienza disponibile ed è stata calibrata rispetto a un’ampia gamma di modelli esistenti di valutazione integrata, clima ed energia.



Si parte da uno schema rappresentato da due diagrammi e da 18 cursori relativi a: fonti energetiche, utilizzo dell’energia, ricerca e sviluppo, gestione del territorio, crescita e benessere della popolazione e nuove tecnologie. La possibilità di agire a piacere sui singoli cursori consente un’immediata visione sul come le scelte fatte oggi possano riflettersi sul 2100. Per poter animare una simulazione occorre una conoscenza generale delle questioni ambientali e l’aver superato il percorso formativo fino a diventare Ambassador, titolo che ho conseguito nel gennaio 2020. Attualmente al mondo ci sono solo 299 Ambassador.

I partecipanti (da uno a quanti si vuole) possono liberamente scegliere cosa tassare o incentivare e, immediatamente vedono come il grafico delle temperature e quello delle fonti energetiche cambiano nei prossimi decenni. Ma gli stessi grafici possono rappresentare moltissime altre variabili collegate. Dall’innalzamento del mare al livello di PM 2,5, dal livello di acidità degli oceani alle emissioni di gas serra e così via. In questo modo, rispettando le decisioni dei “giocatori”, il conduttore può generare una riflessione complessiva anche sulle implicazioni sociali e politiche di ogni singola mossa. L’efficacia più evidente dello strumento si coglie durante le simulazioni in cui i partecipanti sono suddivisi in gruppi di pressione: Falchi della giustizia, industria e commercio, agricoltura, energie convenzionali, tecnologie pulite, paesi in via di sviluppo, paesi emergenti, paesi sviluppati. Dovendo difendere i propri interessi in un’ipotetica riunione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, appaiono molto più chiare a tutti le complessità generali e la necessità di un approccio sistemico al problema. Raggiungere gli obiettivi di contenimento della temperatura al massimo di 1,5/2° mentre le previsioni ci dicono che nel 2100 la temperatura sarà più alte di 3,6° non è per niente facile, ma è possibile con interventi coordinati e coerenti.

Quindi, quali sono i vantaggi di questo strumento? Aiuta al dialogo e al confronto smontando pregiudizi e preconcetti. Consente di avere un quadro d’insieme e di comprendere chiaramente il concetto di Ritardo Sistemico (ciò che iniziamo fare oggi richiede tempo, denaro e porta, inevitabilmente, conseguenze politiche e sociali per essere effettivamente efficace). Ci offre l’opportunità di trovare soluzioni condivise e non divisive, concrete e applicabili sebbene con notevole impegno. E, infine, ci insegna che il grande obiettivo di salvaguardare pianeta si ottiene solo agendo tutti insieme.

Riccardo Parigi
Fondatore di Must srl nel 1989 a Genova. Consulente strategico di comunicazione, formatore, coach, "Crisis Manager". Attraverso Must srl lavora per stabilire un dialogo fra aziende e territorio in diversi settori, dall'industria al turismo sostenibile. "Abbatto muri, costruisco ponti", afferma di se stesso. È uno degli Ambassador di EN-Roads (climateineractive.org) e docente Aias Academy.

You may also like

Comments are closed.