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Il Calcestruzzo nel cinema di Christopher Nolan

Discusso, idolatrato, ogni suo film è sempre uno dei titoli più attesi dell’anno. Nel 2023 arriverà Oppenheimer, con un cast di stelle e incentrato sul “padre” della bomba atomica. Christopher Nolan è tra i registi che ha incassato di più nella storia del cinema. Venera la pellicola, non ama gli effetti speciali realizzati con il computer, preferisce quelli “visivi”, concreti. In Tenet ha fatto esplodere un Boeing 747 sul set. Per questo nelle sue storie i materiali assumono una peculiare rilevanza. E tra questi c’è anche il calcestruzzo, fin dai tempi dell’esordio di Nolan: Following, del 1998. Gli edifici sono protagonisti. 

In Following la chiave del mistero è un appartamento, dove abitava realmente il protagonista Jeremy Theobald. Tra quelle mura si nasconde la verità (forse) sull’omicidio che unisce Cobb e Bill. Cobb è un ladro che, in un’autocitazione, Nolan trasformerà nel tormentato Leonardo DiCaprio di Inception. Il primo cult del regista inglese è Memento, del 2000. I riflettori sono puntati su una delle caratteristiche cardine per i nolaniani: il tempo. Non ha un ordine cronologico preciso, è come se fossimo immersi nella mente di Guy Pearce. Regnano l’istinto, l’autoconservazione. Anche qui il calcestruzzo è testimone della violenza. Tra le pareti distrutte e le fondamenta dissestate, parte il colpo di pistola che determina l’intero intreccio. Le crepe nei muri evidenziano subito la follia del protagonista, pronto a scatenare la sua vendetta. Una piccola curiosità: in realtà l’intera vicenda di Memento si svolgerebbe in meno di mezz’ora. 

A distanza di due anni arriva Insomnia, forse il progetto meno riuscito di Nolan, nonostante la presenza di Al Pacino e Robin Williams. Si tratta del remake di un film norvegese. A essere rappresentate sono principalmente le materie prime. Le riprese si sono svolte a Squamish, vicino a Vancouver, in Canada. Anche qui si parla di vittime, assassini e poliziotti che non riescono a dormire la notte. Per noi sono di sicuro più interessanti le ambientazioni di Batman Begins. Gotham è un universo fondato sul calcestruzzo. Il nascondiglio segreto di Bruce Wayne, la batcaverna, oltre che di pietra, si erge sul cemento. L’Uomo Pipistello cela le sue attrezzature, si prepara al calar del sole. Uno dei grattacieli cardine di Batman Begins è l’acquedotto, attraverso il quale il malvagio Spaventapasseri vuole far arrivare le sue miscele in tutta la città. Sarebbe la fine per la popolazione, l’inizio dell’era del terrore e delle allucinazioni. 

Procediamo lungo la trilogia legata a Batman. Il secondo capitolo, il più riuscito dei tre, è Il cavaliere oscuro. La nemesi è il Joker di Heath Ledger. Una delle location che sono rimaste nell’immaginario è la stazione di polizia, la stanza dove Batman interroga Joker, che esordisce con un “Buonasera commissario”. Il saluto è a Gordon, sodale amico del popolo, sempre nel giusto, ma all’arrivo di Batman le maniere si fanno più forti. A colpire del film è la rielaborazione del concetto di Bene e Male, la brutale realtà che trasforma paladini in mostri. In Il cavaliere oscuro – Il ritorno, arrivato sugli schermi nel 2012, uno dei momenti più riusciti è quello del discorso del malvagio Bane nello stadio. Si trova a Pittsburgh, nel quartiere di North Shore. Il campo da gioco crolla prima della comparsa di Bane, e mostra l’intera sua struttura agli spettatori, dai piani interrati agli enormi piloni che lo sorreggono. 

Concluso il trittico legato a Batman, facciamo un passo indietro. Tra Batman Begins e Il cavaliere oscuro, nel 2006 Nolan dirige il suo film più bello: The Prestige. È una sontuosa rappresentazione di fine Ottocento, a sfidarsi sono due maghi, due illusionisti. Hanno i volti di Hugh Jackman e Christian Bale. Il calcestruzzo armato è stato inventato nel 1824, quindi il fatto che sia presente nella vicenda è storicamente corretto. Nel laboratorio dello scienziato Nikola Tesla, oltre a molto metallo, a terra si può scorgere anche del calcestruzzo. Per passare invece all’analisi dei sogni, arriviamo a Inception, del 2010. Le avventure di Nolan si fanno sempre meno lineari, qui i diversi piani della dimensione onirica si intersecano, comunicano tra loro. La realtà non esiste, il mondo è qualcosa di manipolabile. Gli edifici si piegano, restano anche sospesi nel cielo. Non esistono più materiali rigidi, tutto è mobile. È il potere della mente, che raggiunge la sua massima espressione nella creatività degli “architetti”, coloro che danno vita a ogni luogo. Nel 2014 Nolan va nello spazio con Interstellar. L’unico modo per salvare il pianeta è cercarne un altro abitabile nell’universo. Per quanto riguarda il calcestruzzo, ne vediamo di sicuro all’interno della base della NASA. È un edificio molto alto, caratterizzato da una serie di balconi circolari. Si tratta di un lussuoso hotel di Los Angeles, il Westin Bonaventure Hotel. Per costruire il set ci sono volute tre settimane, e si estendeva su sei livelli diversi. Le riprese sono poi durate tre giorni. 

Dalla fantascienza si passa alla Seconda Guerra Mondiale con Dunkirk. Nolan porta sullo schermo l’Operazione Dynamo, il “miracolo di Dunkerque”, in cui gli Alleati riuscirono a salvare i soldati inglesi ormai accerchiati dai tedeschi. Nolan gioca con gli elementi, e fa spostare i suoi protagonisti per aria, terra e mare. Un ruolo fondamentale lo ha avuto il molo Est della spiaggia, in cui Kenneth Branagh pronuncia la battuta: “Home” guardando le barche arrivare. Era costruito di pietra e legno, ma poi, in seguito ai danni subiti, è stato aggiunto anche il cemento. L’ultimo film di Nolan è stato Tenet, un’epopea di spie dagli snodi intricati e affascinati. In questo caso prendiamo in considerazione i primi minuti. Senza entrare nello specifico, si assiste all’assalto di un teatro da parte di un gruppo di terroristi, a cui segue l’irruzione delle truppe speciali. La sequenza è stata girata nel teatro dell’opera di Kiev, dove il calcestruzzo assiste inerme all’esplodere della violenza. E in Oppenheimer? Ne parliamo tra qualche mese. 

Gian Luca Pisacane
Giornalista professionista e critico cinematografico. Scrive per La Rivista del Cinematografo e Cinematografo.it, 8 1/2, e Famiglia Cristiana. Ha una rubrica settimanale su Radio Marconi. Collaboratore del Lecco Film Fest, Castiglione Cinema, Taormina Film Fest. Nel 2017 ha vinto il Premio Libertà assegnato da Liberteam, durante la prima edizione del Premio CAT.

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