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Oltre al Grigio: scorci di colore nell’edilizia urbana

Gli accenti cromatici trasformano il cemento delle architetture cittadine in paesaggi più stimolanti, inclusivi e capaci di riflettere la complessità della vita metropolitana.

Il cemento colorato, grazie alla sua versatilità, è ad oggi ampiamente utilizzato sia nei grandi progetti di edilizia che come decorazione da interni. La sua colorazione avviene non solo tramite verniciatura delle superfici ma anche attraverso l’introduzione di polveri naturali o sintetiche all’interno dell’impasto originario; a partire dalla metà dell’Ottocento, con l’inizio della produzione di cemento Portland, nascono le prime miscele di cemento colorato, ottenute mescolando il cemento bianco con un pigmento colorato.

Il colore e il cemento sono interconnessi in vari modi attraverso l’architettura, il design, la sostenibilità e l’identità culturale di una popolazione; il fine è quello di unire gli intenti e professare bellezza.

Le Corbusier sosteneva che se gli edifici possiedono diverse combinazioni di colori allora raggiungono un alto grado di poeticità e che l’architettura, diversamente dal costruire, è fatta per commuovere. Dopo di lui, molti altri architetti hanno studiato il colore come mezzo per identificare i propri progetti e oggi è sempre più facile imbattersi in strutture o luoghi che fanno largo uso del colore per veicolare messaggi sociali.

Una fra tante è il Condominio Monte Amiata conosciuto anche come “il dinosauro rosso”, progettato dagli architetti Carlo Aymonino e Aldo Rossi alla fine degli anni ’60 ad immagine e somiglianza del caos cittadino nella sua diversità e frammentarietà.

“Colours”, fotografia di Claudio Manenti presentata al concorso #scaladigrigi 2023
(Particolare del condominio Monte Amiata, Milano)

Divenuto nel tempo luogo di incursioni fotografiche, proprio grazie agli innumerevoli spunti interpretativi che offre, questo complesso colpisce principalmente per la varietà di colori utilizzati, per i loro accostamenti e per l’incredibile avvicendarsi di scorci visivi simili a tanti quadri astratti in successione.

L’apparente disordine nasconde in realtà la volontà di rappresentare un luogo dove l’assenza di regole è gestita dalla severa geometria delle forme, dall’alternarsi dei vuoti pieno, e dalla base solida e versatile del cemento, che evoca l’essenza della città.

Il colore rosso che predomina sull’edificio è intervallato al giallo e al blu, tutti colori primari che si prestano, con il loro simbolismo, a esprimere la ribellione e l’equilibrio che essi stessi rappresentano nel loro significato più intrinseco.

Il complesso popolare di “Monte Amiata” è un esempio di microcosmo cittadino e chiamarlo condominio è alquanto riduttivo; i suoi creatori lo hanno pensato come un luogo destinato all’aggregazione sociale, e il paradosso cromatico contribuisce a scongiurare il senso di alienazione delle periferie.

Lo stesso senso di isolamento che deve aver provato chi, per spezzare la rigidità della propria condizione, ha messo una girandola sul balcone di un grattacielo.

“La girandola”, fotografia di Selina Bressan presentata al concorso #scaladigrigi 2023

Quel puntino verde, sinonimo di movimento, allegria e spensieratezza, che a malapena si intravede, fa irruzione nell’immagine, interrompe la monotonia del grigio trasformando la facciata in qualcosa di altro.

Il senso di continuo mutamento insito nella girandola e lo stacco di colore su un lato si oppongono al ripetersi dello schema architettonico dell’edificio creando un colpo d’occhio originale. Quel balcone in particolare, attraverso un giocattolo, racconta di un’umanità che ha bisogno di esprimersi e che ha voglia di emergere.

Anche un luogo di cura, a maggior ragione, può riflettere un bisogno di identificazione sociale attraverso un contrasto cromatico. È il caso dell’Ospedale di Castelfranco Veneto, dove i muri esterni sono stati dipinti con tinte diverse, che richiamano i colori della terra, delle piante e del cielo.

La natura e i suoi elementi seguono una linea ideale tra l’ampia zona verde, dove è ubicata la struttura, e l’ospedale stesso.

“Dal basso”, fotografia di Maurizio Sartoretto presentata al concorso #scaladigrigi 2023
(Ospedale di Castelfranco Veneto, Treviso)

Il giallo, il verde e l’azzurro si succedono dal basso verso l’alto, riempiendo le facciate e alleggerendo il peso delle grandi scale esterne grazie ad altrettante scale cromatiche. È evidente la volontà di osteggiare l’uniformità strutturale intervallando il grigio ai colori, sfruttando la versatilità iconica del cemento e dando spazio all’interazione tra materiali e pigmenti.

Nel macrocosmo sociale il condominio, il palazzo e l’ospedale trascendono la loro funzione primaria per diventare strumenti di riconoscibilità territoriale, proprio com’è accaduto per le torri dell’acqua, quei serbatoi giganti ricchi di fascino, visibili lungo strade e autostrade, divenuti dei veri e propri punti di riferimento per la gente del posto.

“Torre d’acqua”, fotografia di Lorenzo Linthout presentata al concorso #scaladigrigi 2023

Nate per rifornire d’acqua le locomotive a vapore e ancora oggi utilizzate come sistemi di alimentazione per gli acquedotti, le torri piezometriche si sono in alcuni casi trasformate in punti di riferimento sia artistico che sociale. Grazie anche a interventi di riuso edilizio, è stato possibile convertirle in veri e propri pezzi unici di archeologia industriale; anche per questo le torri d’acqua sono uno degli esempi più brillanti di riqualificazione e valorizzazione di architetture simbolo del XIX secolo.

Ce ne sono ovunque nel mondo, delle più disparate e originali; ognuna ha il suo segno identificativo che le lega al proprio territorio. Come sentinelle mute custodiscono il fascino del paesaggio; sono giganti di acciaio e cemento che grazie al colore hanno ripreso vita e acquisito un’accezione poetica molto forte, facendosi altresì portavoce di missive sociali.

Le torri d’acqua non sono solo edifici, sono testimoni silenziosi della storia e del progresso della società. Sono un simbolo della forza e della tenacia dell’uomo, un inno alla vita che scorre inesorabile, come l’acqua che alimenta le loro vene e con la quale a loro volta contribuiscono a rifornire per lo più le zone di pianura, dove la pressione dell’acqua è meno forte.

Oltre al grigio ci sono i colori ed è importante ripensare l’edilizia urbana, non solo come una necessità funzionale, ma come un’opportunità per creare spazi vibranti e ricchi di personalità. L’utilizzo consapevole del colore contribuisce a rendere le strutture più riconoscibili e iconiche, migliora la percezione del quartiere e la qualità della vita degli abitanti, promuove l’inclusione e la coesione sociale, stimola la creatività e l’innovazione.

Simona Albani
Simona Albani nasce a Roma, dove vive e lavora; ha studiato Lettere Moderne all’Università La Sapienza; è co-fondatrice dell’associazione culturale “Progetti Smarriti” con la quale promuove e cura mostre ed eventi sul territorio nazionale. Ama scrivere di arte, letteratura e viaggi con particolare attenzione alle tematiche ambientali e al recupero del paesaggio e dell’ecosistema. Tra i progetti più importanti, nel 2016, in collaborazione con altre associazioni e il patrocinio del Comune di Castel Gandolfo, ha curato la comunicazione, la logistica e la direzione artistica del progetto di riqualifica e valorizzazione urbanistica del terminal bus in occasione del Castel Gandolfo Street Art Festival.

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