Architettura

La costruzione, l’uomo e l’Altezza

Da sempre l’uomo ha voluto andare oltre, superare i propri limiti e spingersi lontano, in un lontano sempre più in alto, espressione di quel desiderio radicato nella natura umana, e scritto anche nei Carmina di Orazio, quando nel Libro I, Ode I, al trentaseiesimo verso si legge: «sublimi feriam sidera vertice», letteralmente “con la mia testa toccherò le stelle” o, parafrasando, “toccherò il cielo con un dito”.

“Alexanderplatz”, fotografia di Ancangelo Piai presentata al concorso #scaladigrigi 2023
(Dettaglio della Torre della televisione di Berlino)

Tra le prime costruzioni realizzate con l’intento di collegare la terra e il cielo, escludendo la leggendaria Torre di Babele, ci sono le piramidi egizie, che già 5000 anni fa erano considerate come delle porte verso le stelle per la permanenza del defunto faraone nell’oltretomba. La Piramide di Cheope in Egitto, con i suoi 146 metri di altezza, è rimasta un primato in altezza anche dopo la costruzione delle cattedrali gotiche, tra le quali vale la pena citare la Cattedrale di Beauvais, le cui chiavi di volta del coro raggiungono l’altezza di 48,5 metri; per avere un paragone basti pensare che l’altezza della navata del Duomo di Milano raggiunge i 45 metri e quella di San Pietro a Roma i 46 metri. Ma il limite tecnologico che bloccava lo sviluppo in altezza fu superato a metà del XIX secolo quando Henry Bessemer brevettò il suo processo per la conversione della ghisa in acciaio. Questo, con l’invenzione dell’ascensore di Otis, la produzione su vasta scala di grandi lastre di vetro e l’illuminazione elettrica, furono i fattori essenziali per lo sviluppo della costruzione dei primi grattacieli che da lì a poco hanno ridisegnato prima lo skyline di Chicago, poi di New York, e oggi della maggior parte delle grandi città del mondo.

“Transamerica Pyramid San Francisco”, fotografia di Andrea Ferro presentata al concorso #scaladigrigi 2023
(Vista dal basso dell’iconica Transamerica Pyramid di San Francisco, disegnata da William Pereira e costruita nel 1972)

Ben presto anche il cemento fece la sua comparsa nel mondo delle costruzioni alte: è del 1981 il primo grattacielo interamente costruito in calcestruzzo armato, con un’altezza di 202 metri e 58 piani. Il grattacielo è la Trump Tower nel cuore di New York, nota per il nome del proprietario, Donald Trump, uno dei tanti ricchissimi residenti nonché ex presidente degli Stati Uniti d’America, ed è realizzata grazie alla tecnologia messa a punto da un italiano, Mario Collepardi, che progettò la composizione dei calcestruzzi per il primo grattacielo in cemento armato. Ad oggi l’edificio residenziale più alto del mondo è in calcestruzzo e si trova sempre a New York ed è la Central Park Tower di Midtown Manhattan, con i suoi 98 piani, un’altezza di oltre 472 metri e 179 appartamenti di lusso, servizi comuni e un’area commerciale.

La solidità offerta da un materiale come il calcestruzzo è una qualità che viene sfruttata anche per le costruzioni alte, non solo realizzate in calcestruzzo, ma anche in strutture miste acciaio-calcestruzzo, dove quest’ultimo va a identificare un nocciolo centrale, particolarmente resistente, sul quale si innesta la struttura in acciaio che si sviluppa intorno, espressione ancora una volta della versatilità del cemento armato che gioca il ruolo di coprotagonista in queste strutture.

“Parigi”, fotografia di Maria Maggi presentata al concorso #scaladigrigi 2023

Quando si parla di strutture alte, di altezza, si sottintende sempre che a monte ci sia una determinata azione: prendere la misura. Misurare qualcosa in generale vuole dire prendere possesso delle cose, stabilire delle differenze e rispondere alla necessità legata al processo del conoscere umano. La misura è dunque il luogo d’incontro tra ciò che è noto e ciò che non lo è, che trascende l’uomo. Misurare le costruzioni in altezza, che vanno sempre oltre il limite, è espressione di quella aspirazione di volersi avvicinare alla divinità, in un luogo più sicuro, la cui sicurezza dipende dal distacco da terra. Da bambini, infatti, questo desiderio si manifesta nella casa sull’albero, lontano dai pericoli, in un posto protetto. La casa sull’albero è dunque legata all’idea di protezione, distaccati da terra, in alto, ma anche segno di un primo allentamento dai genitori, in un luogo appartato, dove sentirsi liberi, dove l’altezza diviene libertà.

“Vertical building”, fotografia di Lorenzo Linthout presentata al concorso #scaladigrigi 2023

Oggi pensando alla libertà e all’altezza si può pensare alla libertà dai limiti tecnologici, che si esprime, grazie al cemento armato, appunto nel grattacielo più alto del mondo. Ancora oggi il grattacielo più alto del mondo è il Burj Khalifa, completato nel 2010 a Dubai, che con i suoi 163 piani è stato realizzato al ritmo di un piano ogni tre giorni, in soli sei anni di lavoro. La plasmabilità del cemento è declinata in questo edificio per resistere alle sollecitazioni del vento, grazie alla sua forma planimetrica a Y e alle sue linee aerodinamiche: strutture realizzate grazie al cemento armato che si eleva sino a 828 metri di altezza.

Queste opere che svettano in altezza sono sempre un richiamo all’archetipo architettonico della torre, l’oggetto che identifica una posizione e la evidenzia rispetto al territorio, deve quindi esprimere solidità, certezza, riparo, e il materiale più idoneo è certamente il cemento che, grazie alle sue caratteristiche, ha permesso la realizzazione di strutture straordinarie, ma chissà ancora in quanti altri modi lo si potrà utilizzare per raggiungere traguardi al momento solo immaginabili.

Matteo Ocone
Ingegnere e Architetto consegue la laurea in Ingegneria Edile-Architettura al Politecnico di Milano. Oggi è dottorando in Ingegneria Civile, indirizzo Architettura e Costruzione, tutor Prof.ssa Tullia Iori, presso il Dipartimento DICII - Dipartimento di Ingegneria civile e Ingegneria Informatica - dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”: la sua attività di ricerca si svolge nell’ambito della Storia dell’Ingegneria Strutturale in Italia nel XX secolo.

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