L’industria delle costruzioni era e rimane ancora oggi il principale “motore” dell’economia di ogni Paese: il comparto delle costruzioni contribuisce per il 9,2% al PIL dell’Unione Europea e dà lavoro a oltre 18 milioni di addetti in circa 3,3 milioni di aziende, di cui il 95% “piccole” imprese con meno di 20 occupati.
Tuttavia, in un momento in cui la digitalizzazione è considerata il principale motore della crescita della produttività e della redditività delle aziende, il settore delle costruzioni è in ritardo rispetto ad altri quali, ad esempio, l’automobilistico, l’agricoltura, la pesca, settori che a livello comunitario dispongono già – o stanno predisponendo – piattaforme digitali sulle quali far circolare l’informazione. È dunque evidente la necessità di disporre anche per le costruzioni di un “ecosistema digitale” che valorizzi quelle innovazioni che possono contribuire a far crescere l’economia del settore.
Per questo motivo, su iniziativa di ANCE e Federcostruzioni, è stata presentata alla Commissione della UE una richiesta per l’inserimento delle costruzioni tra i settori prioritari della strategia europea di digitalizzazione dell’industria, strategia che può contare su un budget complessivo di 300 milioni di euro. Tale richiesta, accolta favorevolmente, ha portato allo stanziamento di un finanziamento di circa un milione di euro per la realizzazione del progetto “DigiPLACE”, uno studio di fattibilità in merito alle caratteristiche che dovrebbe avere una piattaforma digitale specifica per il settore.
Perché costruire un “futuro digitale” del settore delle costruzioni
Per facilitare la condivisione delle informazioni, sostenere l’intero ciclo di vita di un prodotto edilizio, migliorarne la progettazione, l’approvvigionamento e la gestione nella catena di fornitura, oltre che per ottenere indicatori delle prestazioni ambientali delle opere in un quadro di economia circolare, il riferimento immediato sono tutti, ma non solo, gli strumenti e le metodologie propri della gestione di ampie basi di dati e, più nello specifico, del Building Information Modelling (BIM).
Il progetto DigiPLACE, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 e con l’Italia nel ruolo di capofila sia per la messa a punto della proposta del progetto che per la sua realizzazione, è il primo in assoluto indirizzato alla trasformazione digitale dell’industria delle costruzioni che utilizza finanziamenti comunitari. DigiPLACE intende definire un “quadro di riferimento” che faciliti il dialogo tra le piattaforme esistenti ma soprattutto lo sviluppo di future piattaforme digitali, intese come ecosistemi di servizi comuni a sostegno dell’innovazione, la produzione, la standardizzazione e il commercio di prodotti e servizi nel settore delle costruzioni, contribuendo così a migliorare la produttività del settore e la qualità di edifici e infrastrutture. Le indicazioni del progetto, se correttamente implementate in una successiva specifica piattaforma, potranno avere un impatto significativo sullo sviluppo e sulla competitività di tutta la catena del valore del settore.
Che cos’è DigiPLACE?
DigiPLACE (Digital Platform for Construction in EU) è un progetto di filiera finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020, che si avvale della sinergia di un consorzio europeo di 19 membri in cui sono presenti le principali associazioni industriali europee, centri tecnologici, università, i Ministeri delle Infrastrutture italiano, francese e tedesco e CECE, l’organizzazione europea che rappresenta i fabbricanti dei macchinari da cantiere. Quest’ultimo si occupa della diffusione dei risultati del progetto attraverso attività di comunicazione specifiche, la gestione del sito web e dei social media, la pianificazione e dell’organizzazione di eventi. I partner italiani sono il Politecnico di Milano, coordinatore del progetto, Federcostruzioni, ANCE e il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. L’obiettivo è predisporre un completo “studio di fattibilità” per lo sviluppo di una piattaforma digitale europea per le costruzioni che integri tecnologie, applicazioni e servizi. Il progetto, iniziato a settembre 2019 e presentato al Digital&BIM di Bologna nel novembre 2019, terminerà entro il 2021.
DigiPLACE: organizzazione e obiettivi
Nel progetto sono identificate cinque aree per ciascuna delle quali opera un gruppo di lavoro:
1) linguaggio comune, interoperabilità, standard;
2) regolamenti, servizi pubblici;
3) condivisione di dati e conoscenze;
4) prestazioni ambientali;
5) affari, mercato e collaborazione.
Ai gruppi di lavoro, che coinvolgono un’ampia platea di partner e terze parti, si affianca il comitato consultivo in cui sono presenti entità europee quali società e/o associazioni di imprese, di costruttori, di proprietari (privati e pubblici), di architetti, istituti di ricerca e aziende ICT. All’interno dei gruppi di lavoro si vogliono far emergere le principali tendenze e priorità e identificare le criticità così da fornire una visione strutturata e sintetica di ciascuna area. Una comunità di “stakeholder” è periodicamente consultata, con l’obiettivo di raccogliere commenti e reazioni sui risultati ottenuti.
A che punto è il progetto?
Per la definizione dell’architettura di una futura piattaforma, il lavoro si è articolato in una prima fase in una roadmap strategica nel corso della quale sono stati indagati mercati, attori e potenziali barriere e quanto oggi presente sul mercato. Diverse piattaforme proprietarie sono infatti già disponibili con l’ovvio rischio di difficoltà di dialogo. Per ovviare a tale “sordità”, l’Architettura di Riferimento (RAF) alla base di una futura piattaforma, la cui messa a punto è oggetto del progetto, oltre che definire i criteri che dovranno rispettare eventuali ulteriori piattaforme intende anche fornire i criteri per permettere il dialogo tra piattaforme esistenti.
A poco più di un anno dall’inizio dell’attività, il gruppo di lavoro che ha indagato le piattaforme digitali esistenti, proprietarie o pubbliche, ha prodotto un’esaustiva analisi comparativa evidenziando cosa funziona e per chi e cosa no, i possibili ostacoli e le criticità. L’analisi delle piattaforme esistenti ha messo in evidenza la coesistenza di piattaforme proprietarie, realizzate da aziende private e importanti società di software, alcune anche italiane, e piattaforme nazionali pubbliche sviluppate da alcuni dei Paesi partner del progetto (Francia, Norvegia e Inghilterra), ciascuna realizzata con propri standard. Dato che la futura piattaforma europea non vuole porsi come ulteriore proposta quanto fungere da aggregatore di informazioni, emerge la necessità di individuare quei criteri di interoperabilità che rendano possibile l’interscambio dati tra le piattaforme esistenti, proprietarie e pubbliche. In sostanza si vorrebbe rendere possibile agli utenti di una futura piattaforma europea la lettura di dati e informazioni caricati sulle piattaforme private e/o nazionali fornendo uno standard di comunicazione. La compatibilità dovrebbe valere anche al contrario, definendo cioè i criteri che deve seguire chi intende sviluppare una nuova piattaforma, proprietaria o nazionale, affinché i propri dati siano leggibili sulla piattaforma comune.
Ciò è di particolare interesse per quei Paesi partner dell’UE, ad esempio Slovenia e Croazia che, non disponendo ancora di una piattaforma nazionale, chiedono regole, criteri e un’architettura di riferimento su cui costruire una propria soluzione.
In relazione ai contenuti, la futura piattaforma intende costituire una via preferenziale di accesso alla maggior parte possibile delle informazioni relative al mondo delle costruzioni: la sfida che deve affrontare un tale strumento, in un settore in cui progettazione e costruzione stanno diventando sempre più integrati digitalmente grazie al BIM, è anche capire come sia possibile non trasferire la proprietà di informazioni sensibili contenute nel modello digitale di un prodotto o di un servizio, pur rendendo disponibili tali informazioni nel modo più completo possibile. Al fine di valorizzare la varietà dell’offerta e renderne note le caratteristiche, i prodotti saranno infatti sempre più definiti in maniera digitale, con possibilità di acquisire non solo le informazioni tecniche ma anche e soprattutto i relativi oggetti BIM.
Oltre ai prodotti da costruzione, si vorrebbe che fossero facilmente accessibili anche i documenti amministrativi, quali il permesso di costruire e il fascicolo del fabbricato: in sostanza la piattaforma dovrebbe essere, se non il contenitore, quanto meno la chiave di accesso a banche dati in cui ritrovare tutte le informazioni collegate a oggetti già realizzati o da realizzare, in modo favorire nel secondo caso le aste competitive, la selezione dei fornitori e l’organizzazione del cantiere.
In tale ottica la piattaforma dovrebbe contenere anche le norme che regolano il settore delle costruzioni, oggi elaborate ed emanate dal CEN, il Comitato Europeo di Normazione, in collaborazione con gli enti normativi nazionali – per l’Italia l’UNI. Anche se sviluppate e finanziate su incarico della Commissione Europea, queste norme non sono di dominio pubblico e lo diventano solo se in tutto o in parte pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione. Una potenziale difficoltà, già individuata, è dunque legata ai diritti di copyright qualora tali norme fossero messe liberamente a disposizione degli utenti della piattaforma.
L’auspicio è che lo studio avanzato di fattibilità di una piattaforma europea quale di fatto è DigiPLACE, una volta concluso, si traduca nel successivo sviluppo di una piattaforma digitale dato l’evidente interesse, a livello internazionale, per un tale strumento. Un progetto di sviluppo sovranazionale che va finanziato dalla Commissione Europea e che, per gli altri settori, ha mobilitato contratti e affidamenti per milioni di euro. È quindi indispensabile che l’Italia, presente in DigiPLACE con partner affidabili ed esperti, non perda questa futura ulteriore opportunità di partecipare allo sviluppo di una piattaforma digitale coerente con le indicazioni che da DigiPLACE stanno emergendo.