Un gioco di volumi e geometrie diverse che, pur se indipendenti l’uno dall’altro, sono strettamente connessi fra loro. L’architetto spagnolo Rafael de La-Hoz, famoso per la sua architettura sostenibile, ha scelto il calcestruzzo per creare spazi e nello stesso tempo connettere le persone.
Espacio Miguel Delibes, dal nome del famoso scrittore castigliano, è un centro culturale di 6.000 metri quadrati all’interno del quale sono ospitati l’Università, una biblioteca multimediale, la sede della scuola PIC (PhotoEspana International Center), il centro comunale per i servizi al cittadino. Inaugurato nel 2015 ad Alcobendas, nella Spagna centrale, è stato realizzato in una delle zone più giovani della città.
L’uso delle linee semplici della struttura in calcestruzzo ha consentito all’architetto di creare un punto d’incontro aperto e dinamico, un luogo di convergenza e di scambio. In questo modo la “corona” perimetrale, sollevata rispetto al piano stradale attraverso file di pilastri anch’essi di calcestruzzo armato, nello stesso tempo delimita e mette in comunicazione l’interno con l’esterno. È proprio il volume a creare lo spazio.
All’interno del perimetro si apre il patio, ampio, pieno di aria e di luce. Grazie alla presenza dei due edifici interni, risulta diviso in due cortili opposti di dimensioni, proporzioni e orientamento diversi. I due edifici, completamente indipendenti, sono molto diversi fra loro anche per la scelta dei materiali. Al più alto volume di calcestruzzo si contrappone un cubo vetrato che nella notte si trasforma in una lanterna illuminata.
Espacio Miguel Delibes è uno dei tanti esempi di come il calcestruzzo contribuisca a interpretare il concetto di città sostenibile rispondendo al meglio alle esigenze architettoniche di edifici al servizio della collettività.