Architettura

La mensa per la Legione Allievi Carabinieri di Roma firmata da un “IngegnerStar”

All’interno della Legione Allievi Carabinieri di Roma, situata vicino l’uscita della metro A Ottaviano, in Viale Giulio Cesare 54p, si trova la mensa realizzata nel 1951 dall’Ingegner Riccardo Morandi, uno dei principali esponenti della Scuola Italiana di Ingegneria Strutturale del ‘900 in Italia. La mensa, trovandosi in una zona militare, non è mai visitabile, ma grazie alla collaborazione tra Open House Roma e la Professoressa Tullia Iori, dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, responsabile del progetto SIXXI – XX Century Structural Engineering: the Italian contribution, coordinato dal Prof. Sergio Poretti e dalla Prof.ssa Tullia Iori, in occasione delle ultime due edizioni di OHR è stato possibile accedervi con delle visite guidate.

La caserma, appositamente edificata per il trasferimento da Torino alla nuova capitale d’Italia della Legione Carabinieri, fu costruita nel 1884 ed è tutt’oggi caratterizzata da un aspetto di palazzo-fortezza. È intitolata alla memoria del Capitano Orlando De Tommaso, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, eroicamente caduto in battaglia il 9 settembre del 1943 mentre contrastava, a capo della 4° Compagnia del II Battaglione Allievi Carabinieri, l’occupazione di Roma in zona Porta San Paolo. Nel 1950 l’assenza di un refettorio all’interno della Caserma spinse il Comandante Generale dell’Arma a commissionare, con procedura d’urgenza, la costruzione di una mensa affidata all’Ingegner Riccardo Morandi della Direzione Generale del Genio Militare, mentre l’esecuzione fu affidata alla ditta F.lli Giovannetti, con la quale Morandi abitualmente collaborava. In questi anni Morandi stava sperimentando l’uso del cemento armato precompresso cercando ogni volta di spingersi oltre nella conoscenza del nuovo materiale. I lavori di costruzione terminarono a dicembre 1951, e il 10 gennaio successivo il Consiglio Nazionale delle Ricerche fece il collaudo.

Il refettorio si presenta, come descritto dallo stesso Morandi nelle pagine dell’Industria Italiana del Cemento, nel numero 32 del 1952 come «un salone da adibirsi a mensa, di circa mq 1500 di superficie coperta, senza appoggi intermedi e limitato ingombro verticale. Il tema è stato risolto con una copertura costituita da una serie di portali (…) collegati superiormente da un solaio piano di laterizi armati».

L’aula rettangolare ha le dimensioni interne di 32 metri per 42 metri, scandite da 8 portali di cemento armato precompresso, e un’altezza di circa 7 metri. La particolarità della struttura risiede nel traverso del portale, il quale è composto da 13 conci assemblati con due pareti prefabbricate a terra e connesse tra loro solo all’estremità. La sezione aveva uno spessore totale di 40 centimetri in alto, e 35 centimetri in basso, composti da soli 18 centimetri di spessore di materiale: due pannelli da 9 centimetri alle estremità poi connessi in basso da un getto di solidarizzazione fatto durante il montaggio del traverso. All’interno di queste due pareti prefabbricate di soli 9 centimetri di spessore, di 118 centimetri di altezza e 200 di larghezza, scorrono tre cavi di precompressione che occupano una posizione diversa in ciascun concio assecondando gli sforzi in gioco. Quindi sono stati realizzati 26 pezzi per ogni traverso, composto da 13 conci, per un totale di 208 pezzi prefabbricati, realizzati a piè d’opera utilizzando una cassaforma che veniva posizionata su un piano di calcestruzzo accuratamente lisciato e preparato. All’interno di questa venivano posizionati dei tubi metallici che, una volta estratti dopo poche ore dal getto, avrebbero poi lasciato il posto ai cavi di precompressione. Successivamente le pareti prefabbricate sono state issate in posizione su di un ponteggio e rese solidali con dei getti di calcestruzzo. A seguire la tesatura dei cavi di precompressione che è avvenuta, come scrive lo stesso Morandi, «secondo nostra abitudine in maniera da evitare cadute di tensione». A completare la struttura vennero utilizzati dei mattoni pieni per le tamponature spesso interrotte da una doppia fila di finestre che corre su tutto il perimetro.

Oggi la struttura viene ancora utilizzata con la funzione d’uso per la quale era stata progettata, anche se la lettura unitaria del grande spazio non è più possibile: in primis a causa degli impianti di adeguamento tecnico (impianti antincendio, areazione e audio/video); poi per questioni organizzative che hanno portato a una suddivisione del grande spazio in zone distinte (ingresso, sala pasto, cucina, magazzino). Ciò nonostante, la bellezza della struttura è ancora tutta lì, dove la materia cementizia è stata plasmata, spingendosi oltre le caratteristiche naturali del materiale come Morandi sapeva fare; e anche se celata dietro uno strato di intonaco anonimo è fondamentale studiare e cogliere la possibilità di conoscere da vicino, visitandole, queste strutture segno ancora oggi tangibile di una delle più importanti Scuole di ingegneria al mondo: quella italiana del secolo scorso.

Bibliografia:

  • Riccardo Morandi, Una nuova grande copertura in calcestruzzo precompresso costruita in Roma, in L’Industria Italiana del Cemento, n. 2, 1952, p. 34-37
  • Tesi di laurea in Ingegneria dell’edilizia, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica, dal titolo La Mensa della Caserma O. De Tommaso a Roma (R. Morandi, 1950-51). Caratteri statici e costruttivi, Candidato: Valeria Padovani, Relatore: Tullia Iori, Correlatore: Chiara Tarisciotti. A.A. 2012-2013
  • Per la storia della Scuola di Ingegneria, vedi: T. Iori, S. Poretti (a cura di), SIXXI. Storia dell’ingegneria strutturale italiana, voll. 1-5, Gangemi, Roma 2014-2020
Matteo Ocone
Ingegnere e Architetto consegue la laurea in Ingegneria Edile-Architettura al Politecnico di Milano. Oggi è dottorando in Ingegneria Civile, indirizzo Architettura e Costruzione, tutor Prof.ssa Tullia Iori, presso il Dipartimento DICII - Dipartimento di Ingegneria civile e Ingegneria Informatica - dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”: la sua attività di ricerca si svolge nell’ambito della Storia dell’Ingegneria Strutturale in Italia nel XX secolo.

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